Sta suscitando molte polemiche il destino toccato ad una cavalla gravida investita nel corso di un incidente stradale e morta assieme al puledro che doveva partorire.

Secondo quanto riportato da organi di stampa locali, la cavalla non sarebbe stata soccorsa mentre il suo corpo parrebbe ancora non essere stato rimosso. I fatti, sono avvenuti in contrada Passo di Piazza. La cavalla, avvolta con del nastro segnalatore, è stata fotografata in terra ormai morta.

Incidenti come quello ora occorso capitano purtroppo con una certa frequenza anche in altre parti d’Italia. Le difficoltà ad allestire un pronto soccorso specializzato come, nel caso di morte, lo smaltimento dei corpi, possono determinare situazioni intollerabili.

Tempo addietro, ad esempio, nella città di Palermo, i resti della macellazione clandestina di un cavallo vennero gettati in un contenitore a due passi da una scuola. Le alte temperature e la mancanza di un pronto smaltimento determinarono una situazione di invivibilità tale che alunni e insegnanti della scuola dovettero inscenare una manifestazione di protesta finchè i poveri resti non vennero portati via.

Sul caso di Gela in particolare è intervento Massimo Greco, responsabile della sezione cittadina della LIDA (Lega Italiana Diritti Animali). Secondo l’esponente animalista le Forze dell’Ordine, una volta chiamate, dovrebbero richiedere l’intervento del veterinario dell’ASP deputato ad accertare l’effettivo stato dell’animale  e provvedere ad altri compiti di legge. Tra questi, per gli animali ancora in vita, il trasferimento in un centro qualificato.

In caso di decesso, accertata l’eventuale proprietà dell’animale, si deve provvedere allo smaltimento. Questo deve avvenire a spese del proprietario o, nel caso di mancanza, la carcassa deve essere rimossa a spese dal Comune. “Di certo – afferma Massimo Greco – non può essere abbandonata sul ciglio della strada come pare stia avvenendo in questo caso dopo 15 ore dall’accaduto”.

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