Il 31 gennaio 2018, a conclusione dei lavori dell’assemblea dei dipendenti IRSAP indetta dal Cobas/Codir  presso i locali dell’ex Consorzio ASI di Gela, a suggello dei numerosi interventi e proposte provenienti dal territorio, è stato deciso all’unanimità dei partecipanti lo stato di agitazione, con contemporanea richiesta di incontro urgente avanzata, tra l’altro, nei confronti del Presidente della Regione Siciliana, Musumeci, dell’Assessore regionale delle Attività Produttive, Turano, dei Presidenti delle Commissioni Attività Produttive e Bilancio dell’ARS.

Mario Schillaci, responsabile regionale Cobas/Codir Irsap Sicilia spiega infatti: ” Non è inutile sottolineare che lo stato di profondissimo disagio che pervade quotidianamente i dipendenti IRSAP da ormai sei lunghi anni alle prese con una riforma – quella dei vecchi Consorzi ASI, posti in liquidazione – che ha prodotto un mostro burocratico e gestionale, privo di prospettive, senza risorse adeguate ad assicurare una immagine minimamente presentabile delle aree industriali, senza rendiconto finanziario dal 2016 per problemi ricollegabili a probabili disavanzi di gestione, è del tutto evidente.

Lo stato di agitazione che prelude alla richiesta di LIQUIDAZIONE dell’IRSAP e della fallimentare stagione che ne ha accompagnato l’esangue vita, ha dato modo di sviluppare anche una serie di proposte, da sottoporre al Governo regionale, che sinteticamente, si possono così rappresentare: salvaguardia di TUTTI I POSTI DI LAVORO attualmente occupati presso l’IRSAP e gli ex Consorzi ASI; efficiente gestione delle aree industriali; risparmi di notevole portata per le casse regionali, derivanti dalla eliminazione della spesa per C.d.A., Consulta, Collegio dei revisori, OIV, indennità direttore generale ed otto aree dirigenziali, oltre a svariate consulenze.

In particolare, lo stato di degrado gestionale, burocratico e finanziario appare evidente solo considerando che l’IRSAP – previsto dalla L.R. n. 8/2012 che ha posto in liquidazione gli undici consorzi ASI siciliani e che ha visto la luce il 3 settembre 2012, con la nomina del primo Commissario straordinario e del primo Direttore generale – in oltre cinque anni di vita, salvo una breve parentesi, è stato e continua ad essere commissariato.

L’Istituto ha approvato il bilancio di previsione per l’anno 2017 soltanto il 20 dicembre dell’anno scorso. Manca ancora all’appello l’approvazione del rendiconto 2016 che si rivela problematico. Infatti, per tutti questi anni, e fin dalla sua nascita, l’IRSAP (con l’eccezione del 2013) che vive esclusivamente grazie al contributo annualmente assegnato dalla Regione Siciliana, ha ricevuto erogazioni costantemente insufficienti per coprire le spese per il personale e per potere assicurare la gestione degli agglomerati. Contabilmente, all’attivo patrimoniale risultano residui attivi per alcune DECINE DI MILIONI DI EURO che dovranno essere stralciati in quanto non più rispondenti alle nuove norme contabili previste dal D. Lgs. n. 118/2011 (si tratta di anticipazioni ai consorzi concesse nel corso di questi anni prive dei requisiti per potere continuare ad essere mantenuti come residui in contabilità). Inoltre, dovrà essere stralciato (e restituito alla Regione siciliana) un finanziamento di QUATTRO MILIONI DI EURO a suo tempo concesso per opere di urbanizzazione nell’area industriale di Patti (Messina) ed utilizzato invece per spese correnti. A questo sono da aggiungere i debiti occulti, costituiti, per esempio, dalle indennità di fine servizio dovute ai dipendenti, gravanti sull’IRSAP e quantificabili in circa DIECI MILIONI di euro, per i quali i Consorzi e l’IRSAP medesimo non hanno proceduto ad alcun accantonamento materiale,

Pertanto, l’IRSAP, in cinque anni di attività, supportato quasi esclusivamente da gestioni commissariali (anche fantasiose, come quelle cosiddette “ad acta”, prolungate per lunghi periodi, senza specificare il termine, né gli atti da adottare) versa in condizioni finanziarie disastrose che potranno essere testimoniate da un probabile forte disavanzo.

Né migliore sorte hanno avuto gli oltre trenta agglomerati industriali operanti in tutto il territorio regionale, ereditati dai consorzi ASI. Le cronache degli ultimi anni hanno evidenziato, con cadenza quasi settimanale, lo stato di profondo degrado ed abbandono delle aree industriali, prive di servizi essenziali e di una pur minima manutenzione. Al riguardo, scandalose appaiono le condizioni in cui sono ridotte le aree industriali di CATANIA E PALERMO, in primo luogo, ed a seguire tutte le altre. E questo per tacere dello stato delle altre infrastrutture (strade, sottopassi, cunicoli servizi, illuminazione, servizi idrici) in condizioni pietose, generate dalla mancanza di manutenzione.

Infine, contraddicendo quanto previsto dall’art. 10 della propria legge istitutiva, l’IRSAP ha marginalizzato gli uffici periferici, creando una quantità smisurata di AREE, con conseguente, e non giustificato, aggravio di spese a causa delle indennità previste. Peraltro, il paradosso è costituito dal fatto che il personale che in precedenza era occupato nei Consorzi (comunque notevolmente ridotto al netto di pensionamenti, trasferimenti, decessi e allontanamenti per provvedimenti del’Autorità giudiziaria nel frattempo intervenuti), in modo miracoloso, dovrebbe essere sufficiente ad assicurare la copertura dei Servizi delle innumerevoli Aree (NON PREVISTE DALLA LEGGE ISTITUTIVA, CHE CONTEMPLA SOLTANTO GLI UFFICI PERIFERICI PER LO SVOLGIMENTO DEI COMPITI), degli stessi uffici e della liquidazione degli ex Consorzi. Con il risultato che la confusione regna sovrana ed i frutti di tali scelte sono testimoniati dall’affastellarsi di disposizioni di servizio, spesso contraddittorie, a tutto scapito degli utenti e delle ditte insediate. Peraltro, notevoli perplessità sembra manifestare un Istituto che, nella propria sede, vede solo la presenza fissa del direttore generale, mentre dirigenti e collaboratori restano sparsi per l’isola nei posti in precedenza occupati presso i Consorzi.

Del tutto nebulosi, a dire poco, appaiono gli obbiettivi che l’Istituto in queste condizioni dovrebbe raggiungere, tenuto conto che il compito primario (assegnazione di aree industriali ad aziende in zone infrastrutturate) appare irraggiungibile per una serie di motivi, quali: l’esaurimento dei lotti da assegnare in buona parte degli agglomerati industriali; la mancanza di fondi per nuovi espropri; la farraginosità della previsione ed approvazione di nuovi piani regolatori; l’inutilità dei piani regolatori propri dell’IRSAP (dopo quelli degli ex Consorzi, scaduti da decenni) considerata la pianificazione assicurata meglio dai piani regolatori comunali.

Inoltre, non può essere sottaciuto il fatto che le imprese insediate nelle aree industriali sono costrette a subire un costo aggiuntivo, sicuramente illegittimo, rappresentato dal pagamento di servizi (quali manutenzione stradale, illuminazione, pulizia e altro) richiesto dall’IRSAP, dimenticando che tali servizi dovrebbero essere assicurati dai Comuni che incamerano l’IMU e gli altri tributi locali pagati dalle stesse imprese. Infine, pare evidente che i compiti assegnati dalla legge regionale all’IRSAP costituiscono, in linea di massima, una evidente duplicazione di compiti già assegnati al Dipartimento Attività Produttive dell’analogo Assessorato e alle Camere di Commercio.

L’istituzione dell’IRSAP, tentativo estremo e velleitario di continuare l’opera degli ex Consorzi ASI, si è dimostrata pressoché fallimentare a causa dell’esaurimento storico delle funzioni prima assegnate ai Consorzi, negli anni Ottanta del secolo scorso, nonché della mancanza oggettiva di obbiettivi, concreti ed esclusivi, che possano giustificare il mantenimento di questo autentico “carrozzone”.

L’impietosa fotografia appena tracciata, testimoniata da fatti ed atti ufficiali (pubblicati sul sito ISTITUZIONALE), lascia comprendere come sia necessario ed urgente, al fine di rendere un servizio al’interesse pubblico, procedere all’immediata LIQUIDAZIONE dell’IRSAP.

La soluzione più corretta per salvaguardare il personale ed assicurare la manutenzione degli agglomerati appare la seguente:cessione delle aree e delle infrastrutture ai Comuni che incamerano i tributi locali versati dalle aziende; trasferimento del personale IRSAP (fatto transitare in un ruolo ad esaurimento presso l’Assessorato Regionale Attività Produttive, con il mantenimento della posizione previdenziale presso l’INPS, senza alcun aggravio per il Fondo pensioni regionale) ai Comuni nel cui territorio prestano attualmente servizio al fine di assicurare la continuità gestionale delle aree, oppure presso le amministrazioni regionali, col consenso degli interessati e sentite le organizzazioni sindacali; liquidazione delle residue attività IRSAP da assegnare all’Ufficio speciale presso l’Assessorato Economia; liquidazione dei Consorzi ASI da assegnare all’Ufficio speciale presso l’Assessorato Economia con nomina di commissari liquidatori esterni.

Questa soluzione consentirebbe tra l’altro di ottenere notevoli risparmi attraverso l’eliminazione degli organi (C.d.A., Consulta, Collegio dei revisori), dei tre componenti dell’Organismo Indipendente di Valutazione, consulente per la contabilità, Medico competente, RSPP, delle indennità corrisposte al Direttore generale ed ai titolari di ben otto Aree dirigenziali, oltre alle consuete consulenze ed alle notevolissime spese di carattere legale. Tali risparmi sono quantificabili in circa UN MILIONE di Euro annui”.