Volpi, cani ed altri animali rimasti coinvolti in un massicio avvelenamento avvenuto a San Cataldo (CL).

A lanciare l’allarme è il WWF che ha definito quanto successo come frutto di “gesti criminali”. E’ la stessa associazione ad avanzare  il sospetto che la motivazione dell’avvelenameto, possa essere ricercata nel mondo della caccia. Già nel 2013, riferiscono gli ambientalisti, si sono verificati altri avvelenamenti in un’area frequentata da molti cacciatori.

La nuova strage sarebbe in atto da alcune settimane. Una moria silenziosa che ha riguardato cani e gatti domestici, ma anche randagi ed animali selvatici, come nel caso delle volpi. Ad essere colpite non sono aree urbane ma le campagne vicine alla periferia della città, tra Piano Torre e Giganna. A segnalare la morte dei poveri animali sono gli abitanti della zona.

Ad attivarsi il Sindaco di san Cataldo Giampiero Modaffari che ha tra l’altro disposto l’avvio delle indagini da parte della Polizia Municipale. Nelle principali vie di comunicazione delle campagne interessate dalla distribuzione della sostanza tossica, sono inoltre stati affissi appositi cartelli che avvisano la cittadinanza sulla “sospetta presenza di esche avvelenate potenzialmente nocive per gli animali”.

Inoltre l’Assessore comunale all’ambiente, dott. Angelo la Rosa, ha già concordato con gli esperti del WWF Sicilia Centrale altre azioni da mettere in atto a breve. “Non è la prima volta, purtroppo, che a San Cataldo si registrano simili gesti criminali. In quelle stesse contrade, per esempio, già nel 2013 furono rinvenuti diversi animali domestici e selvatici morti a causa dell’ingestione di sostanze tossiche – dichiara il Presidente del WWF Sicilia Centrale, Ennio Bonfanti -. Nonostante il fatto che questo irresponsabile, inutile e barbaro uso del veleno contro animali domestici e fauna selvatica possa determinare un grave impatto sulla salute pubblica e sulla biodiversità, in pochi collaborano con le Autorità per scoprire e denunciare i responsabili”.

Sulle cause di questa nuova ondata di esche e bocconi avvelenati nelle campagne sancataldesi, il WWF avanza un’ipotesi: la caccia. E’ noto, infatti, che a scatenare l’avversione dei settori più retrogradi del mondo venatorio nei confronti di volpi, cani, gatti etc, è la predazione da parte di queste specie sugli animali di interesse venatorio. Considerato che proprio le contrade Piano Torre e Giganna ogni anno sono frequentate da decine di cacciatori che ogni settimana organizzano battute al coniglio, è fin troppo facile, riferisce sempre il WWF, immaginare che le polpette avvelenate sparse sul territorio – in queste settimane come negli anni scorsi – siano proprio dirette ad eliminare i predatori dei conigli, così che questi mammiferi si riproducano tranquillamente ed i cacciatori non abbiano “concorrenti” quando a settembre si riaprirà la caccia.

Facciamo appello ai cittadini – prosegue Bonfanti – affinché ci aiutino ad individuare i criminali che stanno avvelenando le nostre campagne. In caso di individui o auto sospette che spargono polpette od altri alimenti, occorre chiamare immediatamente le Forze di Polizia e, ove possibile, filmare col proprio telefono cellulare la scena alla quale si assiste. Anche le Guardie zoofile e ambientali del WWF di Caltanissetta sono a disposizione del Comune e delle altre Autorità competenti, per collaborare nelle azioni di contrasto al fenomeno e per pianificare e porre in essere efficaci misure di prevenzione, indagini ed accertamenti. Chiunque volesse aiutarci con informazioni e segnalazioni, nella massima riservatezza, può contattare le Guardie WWF all’e-mail guardiewwf.caltanissetta@gmail.com”.

A tal proposito, il WWF Sicilia Centrale ricorda che la fabbricazione, detenzione, uso e distribuzione di esche e bocconi avvelenati costituisce un grave illecito punito con pesanti sanzioni penali. La legge sulla caccia n. 157/1992 (artt. 21 e 31, ammenda fino a 1.549 euro) ed il Testo Unico delle Leggi Sanitarie (art.146, reclusione da sei mesi a tre anni e un’ammenda fino a 516,46 euro) vietano espressamente di diffondere veleni. Ai sensi della legge n.189/2004 contro il maltrattamento, inoltre, per il delitto di uccisione di animali è prevista la reclusione da quattro mesi a due anni; per il delitto di maltrattamento è prevista la reclusione da 3 a 18 mesi o la multa fino a 30.000 euro.

Ai sensi dell’Ordinanza del Ministero della Salute concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati, inoltre, il proprietario o il detentore dell’animale, deceduto a causa di esche o bocconi avvelenati o che abbia manifestato una sintomatologia riferibile ad avvelenamento, deve subito segnalare l’episodio ad un medico veterinario di fiducia, che emette la diagnosi di sospetto avvelenamento, corredata da referto anamnestico. Lo stesso veterinario deve darne immediata comunicazione al Sindaco, al Servizio veterinario dell’Azienda sanitaria locale e all’Istituto zooprofilattico sperimentale, usando gli appositi moduli contenuti nell’Ordinanza.

Spetta all’ASL l’invio all’Istituto zooprofilattico di carcasse di animali deceduti per avvelenamento o dei campioni biologici da essi prelevati, nonché di esche o bocconi sospetti di avvelenamento. Qualora, infine, l’Istituto zooprofilattico accerti la presenza di sostanze tossiche o nocive, il Sindaco – entro quarantotto ore dalla ricezione del referto dell’Istituto zooprofilattico sperimentale – provvederà a mettere in atto specifiche misure anche con l’ausilio di volontari, guardie zoofile e organi di polizia giudiziaria.

Per quanto riguarda la sicurezza e l’incolumità pubblica, il WWF desidera diffondere alla cittadinanza i seguenti consigli:

– ai genitori si raccomanda di vigilare con attenzione sui bambini, che non raccolgano ed ingeriscano materiali sospetti;

– i proprietari di cani devono controllare tramite guinzaglio i movimenti dell’animale, facendogli indossare la museruola per non entrare in contatto con I bocconi avvelenati;

– ai proprietari di altri animali domestici si raccomanda di limitarne, per quanto possibile i movimenti;

– tutti i cittadini sono invitati a non raccogliere e segnalare prontamente alla Polizia Municipale o ai Carabinieri (tel. 112), Polizia (tel. 113) o Corpo Forestale (1515) eventuali esche o materiali sospetti.

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