“Siamo stati i primi a denunciare la vergognosa scelta del governo Crocetta sulle trivelle, una scelta che ci è subito apparsa come atto di sudditanza alle lobby. Adesso siamo pronti a una grande mobilitazione popolare. Se c’è chi pensa a sfruttare il territorio senza rispettarlo, troverà la nostra ferma opposizione”. Così Nello Musumeci, deputato siciliano e leader del movimento #DiventeràBellissima.

“Oggi la stampa regionale – ha proseguito Musumeci – ci informa che sarebbe pronto anche un progetto per Gela, la città di Crocetta ma soprattutto quella dove insiste un polo petrolchimico che non ha mai davvero iniziato la sua riconversione”.

Secondo Musumeci “la Sicilia sta perdendo grandissime opportunità anche lavorative
, mentre l’indotto di tutti i poli petrolchimici isolani, esattamente come accaduto con Termini Imerese, assomiglia già ad un deserto carsico. Inutile girarci attorno: la Regione è stata incapace di un piano di sviluppo sostenibile e di una vero piano industriale”.

Anche il senatore siciliano del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (Ala), Giuseppe Ruvolo, si schiera contro le trivellazioni in Sicilia: “Pur rilevando lo sforzo del governo (nazionale, ndr) nel limitare le trivellazioni nelle zone marine oltre le 12 miglia dalla costa, mi chiedo che senso abbia proseguire su questa strada se illustri scienziati continuano a spiegare la scarsità dei benefici economici. Inoltre, oggi il presidente del Consiglio ha annunciato che saranno fatte delle verifiche per distinguere gli ‘allarmi veri’ da quelli falsi. Alla luce di questo, invitiamo l’Esecutivo a fare accertamenti nelle aree che vanno da Ragusa a Trapani dove insiste una struttura crostale fratturata e dislocata in cui si riscontrano sistemi vulcanici sommersi tutt’ora attivi”.

“Secondo il chimico Vincenzo Balzani – prosegue Ruvolo -, accademico dei Lincei, candidato al premio Nobel, ‘la BP Statistical Review del giugno 2015, in accordo con i dati pubblicati dal Mise, riporta che le ‘total proved reserves’ di petrolio in Italia ammontano a circa 85 milioni di tonnellate. Considerato che il consumo annuale di petrolio è di circa 60 milioni di tonnellate, è chiaro che queste riserve coprono solo 17 mesi di consumo. Spalmate su 20 anni, coprirebbero meno del 9% del consumo annuale’. Ora, mettendo sul piatto della bilancia questi scarsissimi risultati con i danni all’ambiente che si rischia di causare con le trivellazioni, mi chiedo se non valga la pena abbandonare questa scelta e tutelare il turismo marittimo che invece per l’Italia è una reale risorsa. Non solo, è attesa per il 19 gennaio la decisione della Consulta sull’ammissibilità dei referendum sulle trivelle presentati tra 10 Regioni (per l’altro, l’assenza della Sicilia tra le promotrici amareggia tremendamente). Il governo è così sicuro che gli italiani sceglierebbero di mettere a rischio l’ambiente e il mare, due dei nostri più grandi patrimoni?”.

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