Vendevano droga agli adulti e ai ragazzini, rubavano interi raccolti nelle campagne, sottraevano materiale ferroso e persino i portafiori in rame dei due cimiteri di “Caposoprano” e “Farello”. Ecco le accuse contro gli indagati a Gela dalla polizia nell’ambito di una operazione denominata “Sant’Ippolito”, dal nome del quartiere divenuto piazza di spaccio.

Sette i provvedimenti restrittivi emessi dal gip Paolo Fiore, su richiesta dei pm, Fernando Asaro e Antonio D’Antona, eseguiti alle prime luci dell’alba dagli uomini del commissariato, alla guida del dirigente, Francesco Marino, e dai loro colleghi di Pescara, Termoli (Campobasso) e Matera. Due gli ordini cautelari in carcere.

Riguardano Cristofer Luca Tasca, di 24 anni, di Gela, e Fabio Crisci, di 25 anni, originario di Agrigento. Ai domiciliari sono finiti invece Baldassarre Nicosia, di 34 anni, e Gaetano Marino, di 33 anni, entrambi gelesi. Obbligo di firma per i restanti tre indagati: Francesco Salafia, di 27 anni (detto “Ciccio Squelo”), Calogero Minardi, di 35, e Orazio Valenti, di 59 anni, tutti di Gela.

I sette complici (tutti legati da vincoli di parentela) sono accusati, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) e di furto aggravato. A conclusione delle indagini, avviate nel 2015, sono state denunciate altre persone, tra cui la fidanzata di uno dei sette (per spaccio) e i titolari di due centri di rottamazione e di raccolta di materiali metallici, a Catania, ritenuti responsabili di ricettazione per avere acquistato i portafiori di rame rubati nei cimiteri gelesi.