“Catania affogherà nei debiti fino al 2042”. E’ lapidario quasi come una sentenza il post su facebook del vicepresidente del Consiglio comunale, Sebastiano Arcidiacono che torna ad attaccare violentemente l’amministrazione di Enzo Bianco.

A tenere banco, manco a dirlo, è la complessa situazione economico-finanziaria del Comune di Catania che da tempo è un osservato speciale. Prima di entrare nel merito delle nuove osservazioni di Arcidiacono è opportuno fare però una sorta di riassunto delle puntata precedenti.

Nel 2013, al crepuscolo dell’era Stancanelli, Catania vara il primo Piano di riequilibrio dell’ente approvato dalla Corte dei Conti (dopo il via libera del Ministero dell’Interno) pochi mesi dopo il ritorno di Bianco a Palazzo degli Elefanti. E’ il settembre dello stesso anno.

Nel 2016, però, l’attuale amministrazione, specificando che l’atto votato dal Consiglio comunale su proposta della giunta Stancanelli aveva sottovalutato alcune passività, presenta una rimodulazione del Piano di riequilibrio grazie al decreto Salva Enti entrato in vigore nel giugno di quell’anno. In pratica si consente a quegli enti già soggetti alle misure stringenti dei Piani di riequilibrio di raddrizzare il tiro. Da quando l’attuale Consiglio comunale ha deliberato il nuovo documento, cioè il 29 settembre 2016, dalla stessa aula di Palazzo degli Elefanti – a più riprese – si lamenta che dal Viminale, titolare dell’ istruttoria, non si hanno più notizie del nuovo Piano di riequilibrio di Catania.

Va detto che alla fine del 2016 da parte del Governo viene aperta un’ulteriore finestra per consentire ai comuni con difficoltà economiche di ripianare il disavanzo risalente dalla revisione straordinaria dei residui antecedenti al 1 gennaio 2015. A Catania questa cifra sarebbe pari a 140milioni di euro circa.

Arcidiacono, parlando con BlogSicilia, entra nel merito proprio di quest’ultima norma: “E’ la legge 232 dell’11 dicembre scorso”, dice il vicepresidente del Consiglio comunale.

“Di questi 140 milioni pagheremo rate fino al 2042 – spiega – perché viene scelto di spalmare tale debito per i prossimi 30 anni. Ventisei per la precisione. Resta il fatto che l’attuale amministrazione più che concentrarsi sul pagamento in dieci anni, così come previsto da ciò che abbiamo votato in Consiglio, mette in atto due azioni: l’accesso al Dl 35 per 185milioni di euro, più 65 di interesse, e l’adozione di questa nuova misura”.

L’esponente del Gruppo Misto, ormai da tempo in rotta con la maggioranza, è durissimo quando su facebook scrive: La sua temporanea sopravvivenza politica viene prima di ogni cosa: della città, dei suoi abitanti, delle famiglie, dei disoccupati, delle fasce più deboli, dei ragazzi. Mentre il sindaco si intrattiene, con i suoi ospiti, fra feste, pranzi e musica nel Palazzo, il Consiglio comunale sarà chiamato ad assumere questa grave decisione. Come nel Titanic!”.

Già perché l’ultima parola spetta proprio all’Aula che dovrà pronunciarsi entro il 31 maggio (così come previsto dalla legge) su questa importante decisione.

“Spiace che ciò avvenga mentre lo scintillio internazionale portato dal G7 abbia oscurato le scelte che riguarderanno le future generazioni”, chiosa Arcidiacono.