Nel 2013 venne eletto con Articolo 4 che sosteneva Enzo Bianco. E del gruppo dei leanziani, di cui Sebastiano Arcidiacono è stato un front man, si è detto che furono una sorta di ago della bilancia decisivo per il ritorno del sindaco della primavera a Palazzo degli Elefanti.

In questi anni, però, è successo di tutto: innanzitutto la scomparsa improvvisa di Lino Leanza, la scissione in seno al movimento e da ultimo anche la dura presa di posizione che già da qualche tempo Arcidiacono, che nel frattempo ha aderito al gruppo misto del Consiglio, sta conducendo contro l’attuale amministrazione comunale.

L’ultimo affondo durante relazione del sindaco Enzo Bianco, chiamato in aula da 23 consiglieri: quindici minuti con voce pacata, ma non per questo non incisivi.

Dopo l’intervento in aula,  Arcidiacono è ancora nella maggioranza o sta all’opposizione?

“Dopo 4 anni e tante risposte inevase alla città, posso dire che sto con la maggioranza della città. Cioè con quella parte dei cittadini che non vuole più il sindaco Enzo Bianco. Ammetto di aver votato Bianco, ma si è rivelato un ritorno al passato che, poi, è risultato sbagliato. Di solito c’è chi dalla minoranza passa alla maggioranza, sinceramente  non capita spesso che qualcuno viaggi verso l’opposizione, credo che sia un gesto da evidenziare”

Sente a rischio il suo ruolo di vice presidente vicario del Consiglio?

Sono vice presidente perché mi ha votato l’assemblea. Non credo che un ruolo possa decadere per lesa maestà al sindaco. L’assemblea mi ha votato e l’assemblea potrà farmi decadere. Se vorrà”

Se dovesse commentare la relazione del sindaco Enzo Bianco in Consiglio Comunale?

“Una relazione di 22 pagine per 4 anni di lavoro. Il sindaco non parla di partecipate, fa un accenno alla raccolta differenziata, ma senza inserire alcun dato. Non c’è un ragionamento sul commercio o sul piano regolatore generale o ancora su Corso dei Martiri della Libertà. Possiamo dire che è stata semplicemente una relazione che serviva al relatore perché obbligato dai consiglieri a presentarsi in aula. E’ un messaggio brutto per la città e per un personaggio politico navigato come Enzo Bianco”

Con una giunta diversa, l’amministrazione Bianco avrebbe potuto fare di più?

“Sarebbe andata diversamente solo se l’amministrazione avesse fatto scelte forti, in particolare sulle partecipate. Abbiamo avuto 10 milioni di euro di perdita. In questo senso, bisognava pensare all’inserimento di privati come prevedeva il piano Stancanelli. Sarebbe stata una scelta certamente impopolare, ma necessaria. Invece adesso ci troviamo a rischiare il fallimento di alcune aziende. Poi bisognava vendere gli immobili comunali. In sostanza, bisognava prendersi delle responsabilità maggiori”

Come e cosa dovrebbe cambiare per il bene della città?

“Bisogna agevolare la nuova classe dirigente. Catania ha bisogno di un cambio di passo e nuova linfa la possono dare solo i giovani, magari dei 30enni che prendano in mano la città”

In questa prospettiva, Sebastiano Arcidiacono dove si pone?

“Non lavoro per una prospettiva personale. Lavoro, come detto, per far emergere una nuova classe dirigente che faccia fare il salto di qualità”

Una rottamazione anche per Catania?

“Evitiamo di chiamarla rottamazione, anche perché non è andata benissimo. Parliamo, invece, di un cambio generazionale, ma che sia di qualità. Ci sono numerosi giovani che valgono: penso al mondo associativo, immagino una rete civica che lavori per il bene di Catania. Purtroppo, però, i giovani hanno paura di fare un passo avanti perché la politica è un mondo chiuso”

Lei è stato uno fedelissimi di Lino Leanza, cosa resta a Catania della sua politica?

“Restano le tante individualità di una classe dirigente che era cresciuta insieme a Leanza. Lui era attento ad attorniarsi di persone di qualità. Oggi un uomo come lui sarebbe stato l’ideale alla presidenza della Regione”.

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