La crisi economica degli ultimi anni ha determinato notevoli cambiamenti negli usi e nei costumi di tutti noi. Uno dei più evidenti è certamente rappresentato dal ricorso, quasi spasmodico, ai finanziamenti e ai prestiti.

Tra questi ve n’è una tipologia dal meccanismo particolarmente subdolo, le carte cosiddette “revolving”, rilasciate da banche e finanziarie.

Sono più di 3,5 milioni in Italia le carte revolving attive, e rappresentano delle vere e proprie trappole dalle quali non è facile uscire. La prassi commerciale vuole che non di rado le carte revolving vengano consegnate, o addirittura spedite al cliente, in occasione della stipula di contratti di finanziamento. In tal modo il cliente accede agevolmente al credito concesso, senza però averne chiare le condizioni economiche.

Quali sono allora, le reali condizioni economiche che vengono taciute da banche e finanziarie?

In un primo momento al titolare della carta viene data l’illusione di spendere somme di denaro indipendentemente dalla sua disponibilità sul conto corrente, una sorta di salvadanaio a cui attingere senza dover richiedere un finanziamento.

Ci si rende immediatamente conto di quali conseguenze devastanti possa determinare un simile strumento in mano al consumatore poco attento e perché no, disperato.

La somma “generosamente” messa a disposizione deve essere naturalmente rimborsata.

Ma sono proprio le modalità di tale rimborso a rappresentare il pericolo insito in questa tipologia di carte di credito cd. al consumo.

Il rimborso difatti deve avvenire mensilmente, con tassi di interesse medi stimati intorno al 23%, nonché spese, commissioni e penali pesantissime nel caso di mancato pagamento anche di una sola rata. Ciò che il consumatore paga serve in parte a ricostituire il capitale speso e in parte per gli interessi; questo meccanismo causa un fenomeno vizioso, che poi è alla base della forte onerosità di questo strumento finanziario: se la rata non è sufficiente a coprire gli interessi, il debito non viene mai estinto, e con il tempo tende a crescere fino a che l’intero plafond (il limite massimo del fido concesso) è di fatto impiegato per la copertura degli interessi; da quel momento il titolare della carta continuerà a versare la rata senza mai riuscire ad estinguere il debito, a meno che non effettui versamenti di considerevole importo rispetto alla rata base. Ecco il motivo per cui non si finisce mai di pagare.

Questo è il motivo per cui queste carte sono state recentemente poste sotto inchiesta dalla Banca d’Italia per le pratiche commerciali scorrette e per l’applicazione di tassi usurari. Non a caso la Corte di Cassazione con sentenza n. 350 del 2013 ha statuito che è possibile recuperare gli interessi illegittimi pagati a banche e finanziarie sulle carte di credito revolving. A Trani è in corso un processo penale nei confronti di 5 dirigenti di una nota finanziaria, accusati dalla Procura di usura e truffa legate all’emissione di queste carte.

Se il cittadino vuole vederci chiaro, potrà affidarsi ad un legale di fiducia che possa chiamare gli istituti di credito a rispondere di pratiche usuraie e anatocistiche, cui gli stessi hanno dato certamente vita nel capitalizzare mensilmente gli interessi applicando agli stessi tassi sconfinanti il limite legale.