Vulcani diversi, ma meccanismi comuni che innescano e condizionano le dinamiche dell’instabilità di fianco degli ‘edifici’. Sono i risultati dello studio, a firma Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), United States geological survey (Usgs), Ipgp francese, pubblicato su Journal of Volcanology and Geothermal Research.

Oltre a condizionare la propagazione di fratture che non solo possono generare terremoti e dissesti fino ai versanti più bassi, ma alimentare eruzioni laterali come se ne osservano frequentemente sull’Etna, l‘instabilità di fianco può evolvere a tal punto da generare un vero e proprio collasso laterale dell’edificio, uno degli eventi vulcanici e naturali in genere più distruttivi e pericolosi.

“Questo lavoro – afferma Alessandro Bonforte, ricercatore della sezione di Catania dell’Ingv – analizza, tramite uno studio comparato su tre vulcani, tra i meglio studiati al mondo, Klauea (Hawaii), Piton de la Fournaise (La Réunion), Etna (Italia), le dinamiche dell’instabilità di fianco persistente e continua che si osserva su parecchi edifici vulcanici. L’Etna – osserva Bonforte – rappresenta l’elemento più complesso, essendosi sviluppato in un contesto dinamico di collisione attiva tra Africa ed Europa, al margine tra crosta continentale e oceanica, rispetto a un semplice edificio che si accresce indisturbato su un substrato stabile e che si deforma solo sotto il proprio stesso peso”.

Per la prima volta sono state messe a confronto dinamiche relative a vulcani differenti, seppur caratterizzati da instabilità di fianco persistente, cercando di quantificare e parametrizzare i fenomeni osservati e misurati.

“Un primo approccio di analisi comparata – sottolinea il ricercatore dell’Ingv di Catania – per comprendere gli elementi scatenanti dei fenomeni di instabilità e i processi che ne possono condizionare la possibile evoluzione verso un fenomeno stabile e lento o verso un collasso repentino e violento”.