A due giorni dall’approvazione del nuovo piano di riequilibrio finanziario, a Catania si continua a discutere dell’atto che – a torto o a ragione – segnerà il futuro della città. Ieri a difesa della delibera promossa dall’amministrazione e votata dal Consiglio, sono intervenuti il sindaco Enzo Bianco e l’assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando: “Fa di Catania una città che guarda al futuro”, ha assicurato il primo cittadino.

Non è dello stesso avviso il vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Sebastiano Arcidiacono, per il quale i nuovi debiti sarebbero frutto dell’attuale amministrazione comunale.

L’esponente del gruppo misto è stato trinciante nel suo giudizio nei confronti dell’esecutivo e della maggioranza: “L’aver adottato un nuovo Piano toglie ogni residuo alibi a chi troppe volte si è fatto scudo ipocritamente delle scelte del passato e su cui ora invece ricade, anche formalmente, l’intera responsabilità contabile, sociale e politica nei confronti dei giovani, dei disoccupati, delle famiglie e dei pochi imprenditori ancora attivi di una città stremata e impoverita”.

E proprio la maggioranza, che si è ricompattata anche alla luce delle recenti nomine ai vertici delle partecipate, esce allo scoperto con una dichiarazione congiunta dei rappresentanti dei gruppi consiliari: Alessandro Porto (Con Bianco per Catania), Daniele Bottino (Megafono), Giovanni D’Avola (PD) e Nuccio Lombardo (Articolo 4), quest’ultimo nella doppia veste di assessore e consigliere.

“Abbiamo posto le basi per un periodo di serenità finanziaria per il Comune di Catania – si legge – Un traguardo importante che qualifica l’azione dell’Amministrazione Bianco e della maggioranza che lo sostiene. Grazie alle nuove norme, per le quali anche il sindaco si è speso in tutte le sedi a Roma, abbiamo potuto ripresentare un Piano di risanamento, riparando ad alcune anomalie presenti in quello precedente, a partire dai debiti fuori bilancio indicati in quantità enormemente più bassa rispetto alla realtà”.

Il piano di riequilibrio, così come prevede la normativa, dovrà passare il vaglio del Ministero dell’Interno e della Corte dei Conti.