“Per contribuire alla verità dei fatti” il Vescovo di Acireale Mons. Antonino Raspanti ha costituito una Commissione interna su quanto emerso dall’operazione della polizia postale di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale etnea, su una comunità di circa 5.000 adepti fondata da un sacerdote deceduto, che il 2 agosto scorso ha portato all’arresto di quattro persone con l’accusa di atti di violenza sessuale commessi su minorenni all’interno di una congregazione religiosa, ‘giustificando’ gli abusi come azioni mistiche spirituali.

Lo afferma la Diocesi in una nota a firma del direttore Don Marco Catalano nella quale si aggiunge che “quanti ritengono di essere a conoscenza di elementi utili, potranno rilasciare alla Commissione la propria dichiarazione o testimonianza concordandone le modalità scrivendo ad una delle seguenti e-mail: vicariogenerale@diocesiacireale.it – cancelliere@diocesiacireale.it.

La commissione, presieduta dal Vicario generale Mons. Giovanni Mammino, “avrà tra l’altro il compito di raccogliere elementi utili a fare chiarezza sulla eventuale violazione del sigillo sacramentale e su tutto ciò che concerne la materia ecclesiale, morale e dottrinale dei fatti occorsi attorno all’Associazione Cattolica Cultura ed Ambiente, così da tutelare tutti quei fedeli che hanno subìto un torto o sono stati lesi nei propri diritti”.

“A seguito dei nuovi, raccapriccianti dettagli appresi dai media in merito all’inchiesta sulla ‘Associazione Cattolica Cultura ed Ambiente’ di Lavina in Bonaccorsi – sottolinea la nota – la Diocesi di Acireale ribadisce che la natura dell’Associazione in questione è civile, condanna ogni forma di ambiguità tesa a disorientare i fedeli su ciò che può essere definito religioso e ciò che invece appartiene alla sfera della perversione ed esprime ancora una volta dolore e solidarietà verso tutte le vittime, sia in quanto abusate, sia in quanto gravemente ingannate ed offese”.

“Come previsto dal Codice di diritto canonico al can. 1399 – continua la nota – quanti si macchiano di gravi crimini e danno occasione di scandalo incorrono in pesanti pene canoniche quali l’esclusione dai sacramenti”.

“Ribadendo piena fiducia nel lavoro della Magistratura – conclude la nota – si auspica che si possa giungere nel minor tempo possibile all’accertamento di ogni responsabilità”.

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