C’è la Milano del Sud, appellativo che Catania si è conquistata negli anni ’60 per la sua capacità di fare impresa, e la Milano vera, capoluogo lombardo e capitale della finanza italiana.

Milano, però è  da sempre è stata una meta preferita dei criminali catanesi che in più occasioni sono espatriati in cerca di fortuna.

Negli anni Settanta una guerra di mafia, sino ad allora senza precedenti, decimò gli storici “cursoti”, la mafia di via Antico Corso, allora impegnati principalmente nel traffico delle sigarette di contrabbando, poi nello spaccio della droga e nel controllo delle discoteche e dei night club. Fu così che i boss si trasferirono tra Torino e Milano.

Quest’ultima città divenne roccaforte dei cosiddetti Cursoti milanesi con l’appoggio di malavitosi  meneghini di altissimo rango come Francis Turatello e Angelino Epaminonda detto “Il Tebano” (nella foto), il boss che per anni ha comandato questo gruppo è stato  Luigi Jimmy Miano ritenuto dagli investigatori un autentico criminale di razza. Arrestato per la prima volta nel 1966, nel suo lungo curriculum spiccano sette ergastoli.

Il suo nome è comparso nei fascicoli di processi come quello riguardante la strage dell’autoparco di Milano, processo “Count down” e processo “Wallstreet”sempre a Milano), la partecipazione nel 1981 alla strage di carabinieri al casello di San Gregorio a Catania ed il suo coinvolgimento negli omicidi di Francis Turatello nel carcere “Badu’ e Carros” di Nuoro (fu Pasquale Barra “’o animale” a strappare e mordergli il cuore) e di Roberto Cutolo, figlio di Raffaele Cutolo.

Nel 2005, dopo una lunga detenzione, Miano muore  per un infarto lasciando il posto a Rosario Pitarà “Sarettu u Furesteri” , arrestato proprio nel 2005, ritenuto ancora uno dei reggenti storici del clan nel capoluogo meneghino.

E poi c’è l’ombra della famiglia Laudani che emerge dall’inchiesta culminata oggi con gli arresti per corruzione.

br

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