C’è ancora la “dama nera”, la funzionaria dell’Anas Antonella Accroglianò e ci sono anche i due imprenditori catanesi Concetto Bosco e Mimmo Costanzo nel nuovo capitolo giudiziario che investe dirigenti, funzionari Anas ed imprenditori titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche.

Il nuovo provvedimento cautelare (si tratta di un’ordinanza rivolta a 19 persone) è stato emesso dal gip del tribunale di Roma sulla scorta di indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, di Roma coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.

Fatto un sequestro per equivalente delle somme corruttive, allo stato accertate, fino a concorrenza di circa 800 mila euro. Cinquanta le perquisizioni effettuate in Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Veneto, Molise e Campania: passate al setaccio anche le sedi Anas di Roma, Milano e Cosenza. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati altri 225.000 euro in contanti.

Le investigazioni ed in particolare, la comparazione degli elementi indiziari che sono scaturiti dalle indagini tecniche e dall’esame del materiale probatorio sequestrato durante le operazioni di polizia fatte lo scorso mese di ottobre nell’ambito dell’operazione “Dama Nera” proprio quando vennero eseguite dieci misure cautelari ha consentito di accertare come il sistema corruttivo individuato non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse agevolmente considerarsi “sistemico”, arricchendosi di nuovi ed inquietanti episodi.

E così sono ono 36 gli indagati coinvolti nell’operazione “Dama Nera 2”, che ha consentito di individuare nuovi episodi illeciti, perpetrati dallo stesso gruppo criminale, individuato ad ottobre. Ulteriori dirigenti e funzionari Anas, coinvolti, a vario titolo ed in accordo con importanti imprenditori di caratura nazionale, in fattispecie criminose di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale.

Gli episodi corruttivi individuati sono risultati essere finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto a determinate imprese, a velocizzare l’erogazione dei relativi pagamenti, a sbloccare i contenziosi, a consentire la disapplicazione di penali riguardanti l’esecuzione di pubbliche commesse, ad assicurare indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio, ovvero ad agevolare l’ottenimento di fondi maggiorati illecitamente.

“Il mercimonio della pubblica funzione e la sistematicità dell’asservimento della medesima – scrivono i magistrati romani – sono stati i tratti essenziali che hanno caratterizzato, per anni, l’operato dei pubblici funzionari infedeli oggi arrestati. In cambio degli illeciti servizi prestati, abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto, i dirigenti Anas e gli esponenti politici indagati hanno ottenuto utilità e/o provviste corruttive dai titolari di aziende, affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale”.

E’ stata accertata la corresponsione, da parte degli imprenditori, di provviste e/o utilità corruttive, in favore dei dirigenti Anas e dei politici coinvolti, pari a circa 800.000 euro, sottoposti a sequestro con l’operazione Dama Nera 2.

Accertati, tra l’altro, come siano stati falsati importanti appalti pubblici: dall’itinerario basentano (compreso il raccordo autostradale SicignanoPotenza) alla SS 117 Centrale Sicula – quest’ultima cofinanziata dalla Regione Sicilia – entrambi aggiudicati nel 2014, alla SS 96 Barese e alla SS 268 del Vesuvio, arterie stradali aggiudicate nel 2012, arrivando sino a turbare la gara per la realizzazione della nuova sede Anas di Campobasso, opera aggiudicata nel 2011.

In questo articolato illecito contesto, secondo ipotesi investigativa, il politico indagato, Marco Martinelli, deputato di FI, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto, ha garantito al titolare di un’importante impresa la nomina di un presidente di gara “non ostile”, tant’è che – effettivamente – l’imprenditore si aggiudicava l’importante appalto in Sicilia.

Analogo ruolo di intermediazione è stato contestato ad un legale romano, oggi tratto in arresto, quale intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione all’indagata Antonella Accroglianò una tangente corruttiva pari a 10mila euro a fronte della facilitazione nell’erogazione di pagamenti, nonché per lo sblocco di contenziosi in essere con l’Anas.

Emblematica la sintesi operata dal competente gip nel suo provvedimento: “un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, reso ancora più “sconvolgente” dalla facilità di intervento del sodalizio per eliminare una penale, aumentare interessi e facilitare il pagamento di riserve, nonché, ancora più grave, far vincere un appalto ad una società “amica”, a discapito di altre risultate più meritevoli.