Cosa sarà lo dirà il tempo che in politica a volte scorre veloce. Tuttavia bisognerà aspettare per capire se il rassemblement organizzato ieri al Lido Azzurro e promosso dall’economista Maurizio Caserta e dal vicepresidente del Consiglio comunale, Sebastiano Arcidiacono, diventerà un movimento civico o addirittura una lista in grado di catalizzare le anime più disparate (e lontane fra loro) di Catania in vista delle elezioni amministrative 2018.

Ciò che è stato, invece, si può sintetizzare in una parola antica e solenne: un’agorà, una piazza vera in cui si discutono le questioni catanesi e siciliane da prospettive diverse e dove i click e i like non esistono. Ci si guarda in faccia e si parla.

Sotto lo stesso sole si sono ritrovati ‘pezzi’ di Catania: dai rappresentati sindacali come Maurizio Attanasio della Cisl ad esponenti del mondo imprenditoriale (Gaetano Mancini di Confcooperativa ed il presidente di Confcommercio, Gaetano Saguto), da chi arriva dai centri sociali (tra gli interventi anche quello del leader di Catania Bene Comune, Matteo Ianniti) a chi ha amministrato la città in tempi relativamente recenti come l’ex assessore Giancarlo D’Agata, fino a consiglieri comunali in carica (la presenta di Niccolò Notarbartolo non è passata inosservata) e rappresentati dell’associazionismo come Emiliano Abramo (Comunità Sant’Egidio).

Il tema dell’incontro sono i conti di Catania che secondo Caserta ed Arcidiacono non tornano. Il consigliere comunale del gruppo misto ha ribadito che da queste parti ‘si pagheranno debiti fino al 2042’, da questa prospettiva si è argomentato sul futuro della città e sulla transumanza di tanti catanesi verso altre regioni o in altri Paesi. Così sono tre le parole ricorrenti: verità, coraggio e speranza.

“L’invito è ad andare oltre l’indignazione – spiega Arcidiacono –. Abbiamo una città di indignati, ma il passaggio successivo è il coraggio di cambiare le cose da semplici cittadini. E poi serve il confronto pubblico: a Catania in questi anni il debito è cresciuto, ma nessuno lo sa proprio perché si evita il confronto. E’ vero dire la verità è controcorrente, significa che la gente non ti vota. Alcuni di noi vogliono fare politica dicendo la verità anche a costo di perdere”.

Più volte nel corso dell’incontro si è invitato a superare le prospettive di destra e sinistra e rimarcando il ‘governo del buon senso’. Qualcosa di molte simile a ciò che stanno proponendo da tempo i 5 Stelle: “Mi viene da dire se ci stanno riuscendo?! Per ora sono una forza che fa una forte opposizione, ma anche il governo si esercita pronunciando tanti no” ribatte il vicepresidente del Consiglio comunale.

Resta da capire come far convivere nello stesso ambito uomini e donne che provengono da esperienze profondamente diverse: “Le cose importanti si fanno proprio quando, dopo avere discusso, si trova un’intesa fra persone diverse – continua Arcidiacono – . E’ inimmaginabile che la questione povertà possa essere solo un tema di sinistra! Si sceglie di fare politica per trovare giustizia sociale e non è di destra o sinistra, è buon senso. E poi come fa Enzo Bianco a tenere assieme Orazio Licando e Puccio La Rosa…?”

Spetta a Maurizio Caserta allargare lo spettro della questione su un piano regionale Maurizio Caserta sulla capacità di essere attrattivi, visto che “noi non abbiamo le risorse e quindi fondamentale diventa l’apporto di capitali stranieri”.

“Siamo sinceri – spiega l’economista – i siciliani non ce l’hanno fatta. Ma aprirsi agli altri significa pagargli il normale rendimento per l’investimento che fanno. Crocetta disse allora che aveva rapporti con la finanza internazionale, ci ho creduto anche io, ma mentiva. Bisogna essere attrattivi, chi fa politica deve promuovere il proprio territorio in giro per il mondo. Non basta un pranzo con le signore, gli investitori vogliono certezza del diritto, sapere chi sono gli interlocutori, avere agibilità, non si lasciano impressionare da una tavola imbandita. Ci vuole la credibilità, la certezza, agli stranieri non gli importa di corruzione o di mafia. Ci sono anche altrove. Il problema è che non c’è stabilità, un interlocutore solido”.

C’è poi il tema complesso del tempo che in politica sa imprimere accelerazioni soprattutto se serve a darsi degli obiettivi di tenuta, ma che spesso non coincide mai con quello della gente. In tema di amministrazione Caserta è chiaro: “Non puoi realizzare un progetto se non indichi cosa fai oggi e cosa farai domani – spiega -. L’orizzonte politico dei cittadini è diverso da quello della politica. L’orizzonte della politica è breve. Allora la strada è creare il nesso istituzionale che permette all’amministratore di oggi di collegarsi con quello di domani”.

E a proposito di tempi non è un caso, forse, se la discussione di ieri si sia conclusa al calar del sole. Insomma, roba colta da antica Grecia. Ma da dove cominciò tutto.