L’organizzazione aveva base logistica a Catania con diramazioni a Roma e Genova ed  era composta da nigeriane che grazie ad una “maman” compiacente in Nigeria individuava le ragazze povere da avviare alla prostituzione.

Loro giovanissime volte anche minorenni, a piedi affrontavano un lungo viaggio, partendo dal Niger attraversavano il deserto sino in Libia, da dove poi a bordo di carrette del mare affrontavano il mare alla volta dell’Italia.

Una volta giunte in Sicilia finivano sulla strada a vendere il loro corpo dopo essere state sottoposte al rito magico-esoterico “Ju Ju”, una sorta di patto sacro che se interrotto si sarebbe ritorto contro la ragazza e i suoi familiari con disgrazie di ogni genere.

L’inchiesta è nata a settembre dell’anno scorso in occasione del controllo di una prostituta minorenne lungo la Catania Gela.

E’ stata lei a raccontare i retroscena di quei viaggi della speranza facendo i nomi di otto ragazze avviate alla prostituzione. La ragazza raccontava tutte le drammatiche fase del viaggio durante il quale era stata sottoposta a violenze di ogni genere e di essere stata costretta a battere per estinguere un debito di decine di migliaia di euro con una madame “Mummy”, che l’aveva sottoposta al rito magico-esoterico denominato “JuJu”.

Gli sviluppi dell’indagine consentivano di appurare che l’organizzazione aveva reclutato ed introdotto nel territorio nazionale almeno otto cittadine nigeriane, in parte minorenni, alcune delle quali non ancora identificate, tutte immesse nel circuito della prostituzione su strada.

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