A due giorni dall’esito dei ballottaggi e proiettandoci verso la sfida dell’anno prossimo per Palazzo d’Orleans, cominciano a delinearsi i profili dei possibili candidati alle Regionali. E si tratta di un flash back o un ritorno al futuro.

Il voto di due giorni fa rimarca la frenata del Pd, ma soprattutto l’avanza pentastellata e la cura rivitalizzante in casa centrodestra.

Proprio i cinquestelle e i militanti del movimento #DiventeràBellissima non si sono nascosti annunciando ‘un’opa per la Regione’ – copyright di Giancarlo Cancelleri – e il ‘noi abbiamo già il candidato’, dichiarato da Giusi Savarino per promuovere la (ri)calata in campo di Nello Musumeci.

A distanza di cinque anni, quindi, si potrebbero ritrovare l’uno contro l’altro, ma con il Pd che rischia di recitare la parte del convitato di pietra se non dovesse correre ai ripari e ad una presa di posizione con gli alleati.

Va ricordato, infatti, che fino a qualche mese fa (o forse solo fino a due giorni fa) tutto il mondo della politica centrista siciliana girava attorno alla stella del Pd, anche se già dall’ultima ‘Leopolda sicula’ firmata da Davide Faraone si era compreso che qualcosa stava già cambiando nel rapporto tra la narrazione renziana e la società vera.

Musumeci, che di recente è stato premiato dal sondaggio commissionato a Euromedia Research, non è un volto nuovo. Gli viene riconosciuto trasversalmente quel essere ‘persona perbene’, ma nella coalizione di centrodestra ha sempre dovuto fare i conti con una querelle singolare: per i suoi (già ai tempi di An) è troppo di centro, per gli alleati centristi, invece, è troppo di destra.

Ne pagò le conseguenze già nel 2012, con la rottura con Miccichè, Lombardo e Fli, quando dai sondaggisti era ritenuto vicino a tagliare il traguardo per primo.

Oggi i rumors del centrodestra – quelli che danno Fi sulla scia di Salvo Pogliese o Stefania Prestigiacomo, mentre vedrebbero i centristi alla riscossa con la proposta di Giovanni La Via o Gianpiero D’Alia – in apparenza segnano una certa ostilità verso il candidato della scorsa volta. Si dice che preferirebbero un nome nuovo, magari anche della società civile.

In realtà, da Miccichè a scendere, attendono un segnale di ricompattamento con i centristi di Area Popolare e predicano la possibilità di un accordo in extremis anche con l’area di Musumeci, magari in cambio di una promessa di candidatura a Roma o di un ruolo di vertice in Sicilia.

Non hanno compreso che il politico catanese ha già da tempo deciso di scendere in campo. Ma non solo: Musumeci, aprendosi per la prima volta a un progetto civico che guarda a tutti gli schieramenti, ha lanciato il suo #DiventeràBellissima da due anni e ha ricucito con tutta quell’area di ex An che si schierarono contro di lui, conquistando alle scorse regionali quasi il 5% con la lista di Fli.

E’ riuscito a mettere radici anche nel palermitano colmando le lacune del 2012 e si dice che abbia anche degli ambasciatori in Forza Italia (dialoga bene con Marco Falcone, Francesco Scoma e Tonino D’Alì) e buoni uffici con l’Udc, anche grazie al buon rapporto con il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.

Resta da dirimere la questione con gli alfaniani. Dal quartier generale di Musumeci sono convinti che, alla fine, il ministro dell’Interno potrebbe convergere sul candidato che lui stesso ritenne il migliore per il governo della Sicilia, vincendo le resistenze del catanese Giuseppe Castiglione, come già accaduto nel 2012.

Insomma, Musumeci c’è e non vuole fare un passo indietro e tesse la tela che potrebbe prevedere anche operazioni clamorose come quel ticket con il ‘coraggioso’ Fabrizio Ferrandelli immaginato a Catania qualche tempo fa.

Va detto che il centrodestra cercherà fino all’ultimo un candidato diverso, ma si è capito che già in campo e non intende fare dietrofront.

Non diverso è il destino di Giancarlo Cancelleri. Il suo M5S, nei cui vertici nazionali siede saldamente, grazie agli ottimi rapporti con lo staff di Beppe Grillo, costruiti nel tempo fin dalla campagna elettorale in cui è arrivato terzo, ma che fu il trampolino di lancio dell’intero movimento nella politica nazionale.

I risultati elettorali di questa tornata elettorale hanno galvanizzato i cinque stelle. Si sono imposti in tre comuni, a partire dalla loro Alcamo, roccaforte di tanti successi come l’affermazione dell’eurodeputato Ignazio Corrao.

Si dirà che in casa M5S tutto passa dalla ‘parlamentarie’ o ‘governamentarie’, ma in questi quattro anni lo sforzo del deputato di Caltanissetta è stato quello di imporsi a tutti i costi all’interno di un Movimento divenendo un riferimento. E’ stato così anche per Virginia Raggi e Chiara Appendino già consiglieri comunali e da ieri sindaci di Roma e Torino.

Dalla traversata dello Stretto di Beppe Grillo all’Opa lanciata da Cancelleri c’è più di un’era geologica. I cinquestelle sono passai dal famoso e remoto “modello Sicilia” con Crocetta ad una raffica di mozioni di sfiducia (presentata, guarda un po’, anche grazie al gruppo di Musumeci), ma anche alla costruzione della trazzera sulle Madonie divenuta via dell’Onestà.

E poi ancora le travagliate leggi sull’acqua e sulle province, in cui forse è emersa un po’ di inesperienza, e la recente uscita con il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, in cui si è proposto di compensare i crediti che gli imprenditori vantano nei confronti della Pubblica amministrazione e che non riescono ad incassare, con i debiti che hanno maturato nei confronti del fisco.

Per i non grillini siciliani o per i semplici ‘cittadini’ (per citare un vocabolario pentastellato) Cancelleri è riconoscibile, forse anche di più di alcuni big nazionale. E poi può contare su un’onda lunga che vede il suo movimento sempre presente sulla stampa nazionale, ma allo stesso tempo sconta una legge elettorale a turno unico, che premia le coalizioni organizzate rispetto alle liste singole. E, si sa, il meglio il Movimento 5 Stelle lo dà al ballottaggio, che alle Regionali siciliane non è previsto.

Una sfida aperta quella del Movimento che in Sicilia ha visto il suo “lancio” definitivo e che, complice l’ estate, vedrà l’Isola come palcoscenico della festa nazionale che i grillini tengono prima della ripresa autunnale.

Alla sfida delle sfide manca poco più di un anno e l’estate che comincia oggi servirà anche per cucire rapporti, sistemare la macchina (leggi Pd) e preparasi alla battaglia del 2017.

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