Mentre fuori piove, il clima nel Palazzo degli Elefanti è incandescente. La polemica è proprio sulla gestione dell’emergenza maltempo e nello specifico sull’ordinanza di chiusura delle scuole disposta dai sindaci di molti paesi dell’hinterland e di città come Acireale e la decisione di lasciare gli istituti scolastici aperti assunta dall’amministrazione di Catania.

Il vicepresidente del Consiglio comunale, Sebastiano Arcidiacono, parla di “inverosimile balletto delle ordinanze” e rilancia un tema dell’assenza di un coordinamento dell’area vasta provinciale “che la Città Metropolitana e il sindaco Bianco ancora una volta non hanno esercitato”.

Secondo Arcidiacono “non ha alcun senso, infatti, chiudere quelle dei comuni limitrofi e lasciare aperte quelle del capoluogo, come ancora una volta è accaduto, tanto più che nella città di Catania hanno sede gran parte degli istituti scolastici provinciali che costringono alunni e personale scolastico ad affrontare lunghi trasferimenti con le intemperie, a rischio della sicurezza della viabilità e degli edifici scolastici”.

Così il vicepresidente del Consiglio comunale ricorda che “ proprio il sindaco Bianco aveva annunciato iniziative di interventi coordinati che in realtà, ancora una volta, si sono rivelati solo annunci ad effetto poiché, di fatto, egli omette l’assolvimento dei compiti di coordinamento e direttiva dell’area vasta che gli derivano dalla guida della Città Metropolitana”.

Va detto, tuttavia, che l’ente intermedio soppresso nella forma ma non nella sostanza è ancora al palo: le elezioni di secondo livello della giunta e del consiglio metropolitano sono state rinviate tre volte così l’azione di coordinamento vero e proprio, al pari di quella di controllo che è garantita dall’assemblea (come nel caso del Consiglio comunale dove i rappresentanti sono eletti direttamente dai cittadini) rimane poco incisiva. L’assemblea dei sindaci della Città Metropolitana di Catania si è riunita in due sole occasioni, ma su questione di rilievo potrebbe chiederne la convocazione.

“Per rimuovere questo stato di immobilismo – conclude Arcidiacono – suggeriamo che siano i sindaci stessi ad autoconvocarsi in assemblea per imporre, finalmente, quel necessario coordinamento metropolitano ed evitare il ripetersi dell’irrazionale scaricabarile delle competenze, poiché è di tutta evidenza che il problema ambientale e meteorologico ma anche della sicurezza scolastica va gestito in ottica sovracomunale e di area vasta”.

Ad Arcidiacono ha replicato Giovanni D’Avola: “Probabilmente quando era assessore della giunta Stancanelli il consigliere Sebastiano Arcidiacono non si era mai occupato di allerta meteo e di Protezione Civile. Peraltro sembra ancora essere legato a quel ruolo piuttosto che a quello di vicepresidente di maggioranza dell’attuale Consiglio comunale di Catania. Arcidiacono sa benissimo – o dovrebbe sapere – che è obbligo dei sindaci chiudere le scuole solo se c’è un codice rosso. Vero è che il sistema degli allerta non è ottimale ma è anche vero che il sindaco Bianco, in tutte le occasioni e in tutte le sedi istituzionali, ha posto il problema sollecitando chi di dovere a provvedere a rendere più pratica la procedura. Sono state anche avanzate proposte precise. È stato proprio Bianco che per primo ha sollevato il problema discutendo a Catania con il capo della Protezione Civile. Il consigliere Arcidiacono insomma – forse nervoso per il ricordo di un ruolo del passato che probabilmente trovava più appagante dell’attuale -, ha perso di nuovo il senso della realtà e ha parlato invano, per usare un eufemismo”.

foto dalla pagina facebook Inciviltà Catania

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