Ci sono anche due bar e delle auto di lusso nel sequestro di beni eseguito stamani a Catania dalla polizia, un patrimonio che supera i 3milioni e mezzo di euro che sarebbe riconducibile a Gaetano Nobile, 31 anni, imparentato con elementi di spicco della cosca Cappello.

Il provvedimento riguarda due locali di via Armando Diaz, periferia ovest di Catania: il Bar Castello 2, di via Armando Diaz  ed il  Caffe’ Diaz con annessa rivendita di tabacchi.

Sequestrate anche quattro autovetture, fra cui una Porsche Macan “S”, una Mercedes GLA 220, una Mercedes B-200 CDI, una Smart City-Coupè, e diversi conti correnti e rapporti bancari intestati e/o riconducibili a  Gaetano Nobile, per un ammontare complessivo di 65mila euro.

Secondo gli investigatori per coprire il patrimonio dell’uomo sarebbero state stipulate da un gruppo di persone, fra cui familiari o semplici prestanome, una serie di compravendite, affitti, cessioni e passaggi di proprietà.

L’OPERAZIONE DELL’ANTICRIMINE DI CATANIA 

Ciò che l’ordinanza del Tribunale rivela, oltre al gran numero di operazioni riguardo le titolarità delle imprese e delle relative licenze, è anche la regolarità con cui venivano presentate le S.C.I.A. (Segnalazione Certificazione inizio Attività), i subentri nelle licenze, le richieste ai Monopoli di Stato (per ciò che concerne la rivendita di tabacchi) e tutti i ripetuti acquisti e talvolta immediati passaggi di proprietà per mettersi al “riparo” da qualunque rilievo potesse essere eccepito dagli organi accertatori. Insomma, secondo gli inquirenti  si tratta di “patrimoni illegali sì, ma in regola: un vero ossimoro”.

Per ripercorrere le “piste” che dal patrimonio riportavano a Nobile, il questore Marcello Cardona ha messo in campo una vera joint venture composta dagli agenti della squadra mobile e dagli uomini della Divisione di polizia Anticrimine che ogni giorno su occupano di misure di prevenzione.

Durante l’indagine patrimoniale a carico di Gaetano Nobile sarebbe emersa una eclatante sproporzione tra quanto dichiarato e quanto posseduto, questa sproporzione ha fatto scattare l’applicabilità dell’articolo 20 del D. Lgs. 159/2011, che consente di colpire i patrimoni illecitamente accumulati e/o reinvestiti in attività legittime e “alla luce del sole”.