Sono circa 3800 le famiglie che a Catania hanno subito o stanno per subire uno sfratto avviato già nel 2015. Una ragione in più per il Sunia (il sindacato degli inquilini) e la Cgil, per proporre precise soluzioni da introdurre in Finanziaria proprio in questi giorni di campagna nazionale a sostegno delle richieste sindacali sul disagio abitativo. Un’emergenza ormai cronica, confermata anche dagli ultimi dati del Ministero degli Interni pubblicati recentemente.
Sono stati solo tre i parlamentari catanesi presenti all’incontro promosso dai due sindacati e cioè i nazionali Luisa Albanella e Giovanni Burtone, e la deputata regionale Concetta Raia. La stragrande maggioranza dei deputati e senatori invitati non ha risposto all’appello e solo in pochissimi hanno giustificato la loro assenza pur manifestando interesse all’iniziativa. Al tavolo di confronto tenutosi in via Crociferi 40 erano presenti, tra gli altri, la segretaria del Sunia, Giusi Milazzo, il segretario generale della Camera del Lavoro Giacomo Rota e la responsabile del Dipartimento Diritti Abitativi della Cgil, Rosaria Leonardi.
A tutti gli eletti invitati è stata consegnato un appello dove viene segnalato che “le rilevazioni della Banca d’Italia e dell’Istat confermano che si riduce sempre più il reddito delle famiglie che hanno una casa in affitto o la cercano, basti pensare che circa il 70% delle famiglie in locazione è collocata nei primi due quinti di reddito e soltanto il 5% è collocata nel quarto. La risposta sin qui data a questa situazione è stata contraddittoria e parziale.  Si può affermare che il modello di social housing italiano ha fallito nell’obiettivo di costruire uno stock importante di abitazioni in affitto che allentasse la tensione sul mercato delle locazioni, per ripiegare ancora una volta sul sostegno all’acquisto della prima casa, operazione sicuramente meritoria ma assolutamente ininfluente per affrontare il disagio abitativo più grave”.
Anche i dati ministeriali su Catania non prevedono scenari migliori. La rilevazione annuale, oltre a segnalare per Catania l’incompletezza dei dati forniti che falsano il quadro dell’emergenza, descrive  una situazione molto critica. Il fatto che nel 2015 si sia registrata una presunta flessione negli sfratti eseguiti (sono 559 nel 2015 con una flessione del -15,81%), non significa, purtroppo, che il disagio abitativo sia stato affrontato con misure efficaci, tanto più che il dato che cresce è quello delle richieste di esecuzione  che più degli altri dati descrive la reale drammatica situazione in cui versa il territorio. Sono state 3257, infatti,  le richieste di esecuzione pervenute al Tribunale per il 2015 con un incremento rispetto al 2014 del 4,66%, a cui si aggiungono i 559 sfratti (dato incompleto) eseguiti dall’Ufficiale giudiziario.
Circa l’80% degli sfratti è poi dovuta a morosità incolpevole: importante segnalare che dal 2005 al 2015 le richieste di esecuzione sono aumentate di circa il 60%, passando da 2301 a 3257. Per questo Sunia e Cgil ripropongono l’utilizzo pieno dei “Fondi per la morosità incolpevole”, facilitando l’accesso al contributo, la predisposizione di alloggi per l’emergenza sfratti, la costituzione  a livello locale (anche con i fondi comunitari) per rifinanziare il  “Fondo per il sostegno all’affitto”, cancellato per il 2016 dal Governo nazionale. A livello regionale su 4 milioni e mezzo di euro disponibili per il Fondo morosità, ne sono stati spesi solo 115 mila, a livello locale (Catania) su un fondo che per il Comune potrebbe essere pari a circa 500 mila euro nell’ultimo triennio ancora in corso, nessuna domanda è stata accolta per mancanza di requisiti pieni. Giocano negativamente in parte le farraginosità burocratiche, ma questi dati dimostrano anche l’inefficacia della misura. Una soluzione? Per Sunia e cgil potrebbe essere quella di unificare il Fondo per la morosità con quello per il sostegno all’affitto, demandandone la destinazione a livello locale. Altra richiesta prioritaria: l’istituzione di uno speciale Fondo per la riqualificazione degli alloggi popolari.
 
Il Sunia chiederà  nei prossimi giorni anche un incontro con il Presidente del Tribunale sia per conoscere i dati reali e completi sugli sfratti sia per sensibilizzare la Magistratura proprio sul tema della morosità incolpevole. “Se si intende intraprendere, come noi auspichiamo, la strada di una politica abitativa di medio lungo periodo sarebbe necessario  un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi in affitto a canone sostenibili a partire da quelli a canone sociale,  una difesa delle famiglie deboli in affitto o alla ricerca di un affitto con un Fondo di sostegno alla locazione adeguato finanziariamente e di rapida erogazione, un quadro stabile di agevolazioni fiscali che contribuiscano al contenimento degli affitti attraverso lo sviluppo dei contratti concordati.  L’estensione a tutti  i comuni e non solo a quelli ad alta densità abitativa – a Catania sono solo 16 ma sulla base di una lista risalente al 2003 e mai aggiornata- delle agevolazioni fiscali irpef  al 10% correlata al ricorso ai contratti concordati. Oggi segnaliamo agli eletti nel catanese tutte le tematiche “calde” dell’abitare, dagli affitti alla morosità”, spiegano Milazzo e Rota, che concludono: “Capiamo perfettamente che siamo di fronte ad una fase di grande difficoltà per gli enti locali e per il Governo nazionale, ma bisogna fare un sforzo in più per rimettere in moto l’economia e l’edilizia, e sostenere i ceti più bisognosi. Peccato riscontrare la presenza di soli tre deputati nella giornata di oggi; molti dicono di essere attenti al territorio, ma non li troviamo al momento del bisogno, come è appunto questo”.
 A sottolineare il non meno importante tema  della sicurezza antisismica, anche per edilizia privata, è stata Rosaria Leonardi: “Serve avviare una programmazione nazionale ed europea per reperire finanziamenti da mettere a disposizione per una politica della manutenzione e della messa in sicurezza delle abitazioni che non è più trascurabile in un territorio come quello catanese, catalogato in fascia 2 e con alcuni comuni in fascia 1, per cui riteniamo che si debba riaprire l’analisi sulla classificazione del territorio”.
Leonardi snocciola altri dati che fanno riflettere: in Sicilia 356 comuni sono ad alto rischio sismico con una popolazione coinvolta di circa 1 milione e 200 mila abitanti e nello stesso tempo,  ci sono ben 4984 scuole ricadenti in questa fascia di territorio (ossia il 24% del dato nazionale) e ben 398 ospedali che ricadono in queste fasce. In questi giorni, Sunia e Cgil di Catania invieranno ai deputati  lo schema di proposte irrinunciabili da inserire in Finanziaria.