“Il Catania non si tocca”. Il concetto è chiaro, ma Pietro Lo Monaco lo ha voluto, ancora una volta, ribadire in conferenza stampa. Quando le cose non vanno per il verso giusto, come è sempre avvenuto, è l’amministratore delegato a metterci la faccia. A modo suo. Con la sua solita verve e dialettica.

Lo Monaco ha voluto spiegare ai giornalisti le ragioni che hanno portato alle dimissioni di Petrone che, come spiega l’Ad, “già dopo la partita di domenica aveva manifestato la volontà di lasciare l’incarico e nonostante i nostri tentativi di dissuaderlo, è stato irremovibile rinunciando al contratto in essere”.

Una decisione, quella di Petrone, che, come ha spiegato Lo Monaco, ha lasciato perplessi giocatori e dirigenti: “Abbiamo deciso di procedere verso una situazione di normalità, affidando la prima squadra a Giovanni Pulvirenti che conosce benissimo tutti i componenti della rosa. Giochiamo la partita di Lecce e poi vediamo, non è detto che Pulvirenti non possa essere confermato”.

Oltre alla questione tecnica, Lo Monaco ha affrontato anche i temi caldi del momento che vanno oltre il campo, i gol e le partite. L’ad ha ricordato ancora una volta che il Catania ha una situazione debitoria molto grave, che si sta lavorando per cambiare le cose e che, nonostante le difficoltà, il progetto tecnico va avanti con l’obiettivo di raggiungere i playoff.

Lo Monaco ha poi puntato il dito su chi, attraverso i social, critica e “scrive illazioni sul conto del Catania. Abbiamo già provveduto – ha detto – ha fare causa a queste persone”.

Critiche pesanti anche verso il procuratore federale Pecoraro che, in commissione antimafia, ha rivelato l’apertura di un procedimento per il minuto di silenzio concesso al Catania dopo la morte di ‘Ciccio Falange’.

Non è mancato, poi, il consueto ricordo delle, ormai famose, 5 componenti che, nel bene o nel male, sono fondamentali. Uno sguardo al passato e alla precedente gestione della società rossazzurra.

“Fare l’amministratore delegato non è facile – ha spiegato Lo Monaco – se Cosentino ha sbagliato è anche perché non aveva mai svolto questo ruolo, essendo un procuratore, ed i procuratori sono il problema maggiore del calcio italiano. In Germania le risorse del calcio vanno metà ai giocatori e metà alle società. In Italia l’85% degli introiti va ai calciatori e di conseguenza ai procuratori. Il problema è alla base”.

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