Prevenire è meglio che curare, anche se, forse, bisognava pensarci prima. Prima che qualcuno finisse all’ospedale in prognosi riservata. La pista ciclabile di Catania continua a far discutere e non trova pace.

Gli incidenti degli scorsi giorni, evidentemente, hanno fatto riflettere l’amministrazione comunale che ha deciso, forse non proprio tempestivamente, di rimediare. Nella zona incriminata della pista sono apparse, come d’incanto, le transenne.

Non serve la lente d’ingrandimento o un incidente per comprendere che il cordolo che delimita la pista, in alcuni tratti, è pressocchè invisibile e di conseguenza pericoloso. Ecco, dunque, che arrivano oltre alle transenne anche i cartelli stradali con una grossa freccia a indicare il pericolo.

Si dirà, come spesso avviene a queste latitudini, che ‘a Sant’Aita prima s’arrubbanu e poi…. Ma basterà a scongiurare altri incidenti? Certamente si, ma considerata la bruttezza stilistica di transenne e cartelli, bisognerà trovare una soluzione esteticamente migliore.

Nel frattempo la città continua a discutere, attraverso i social e non solo. In particolare il comitato spontaneo “Terranostra” pone all’attenzione diversi interrogativi, facendosi portavoce degli abitanti della zona.

A cosa serve “una mostruosità che comincia nei pressi di piazza Europa e finisce nel bel mezzo del nulla?” Si chiede il presidente di Terranostra Nico Sofia. E aggiunge che “oltre ai ciclisti ed agli appassionati dello jogging, la carreggiata blu viene usata pure da automobilisti e centauri come corsia di sorpasso per evitare il traffico”.

 

 

E’ evidente che qualcosa non va, ma il problema non va ricercato solo negli errori di chi ha congeniato la pista ciclabile. Il problema è prettamente culturale. La pista ciclabile che, sebbene aperta non è ancora del tutto ultimata,  non può certo essere recintata: deve essere il buon senso di automobilisti e motociclisti a far si che venga utilizzata solo per gli scopi per cui è stata progettata, ovvero per percorrerla in bicicletta.

 

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