La domanda era buona per tutti gli uditori perché, quasi sempre, la risposta era utile a completare il pezzo che dovevi portare a casa.

Se c’è un tema che un’intera generazione di giornalisti ha consumato quasi allo sfinimento (probabilmente anche dei lettori) è proprio il ponte sullo Stretto di Messina.

In piena era Berlusconi (sia nei suoi anni a Palazzo Chigi sia nel periodo all’opposizione perché il Cav della questione ne ha fatto un tema tale da rasentare la Ragion di Stato), quando in Sicilia calava un big della politica e il capannello di cronisti lo circondava in quegli assalti disorganizzati, che nel tempo sono divenuti sempre più  furibondi, il quesito sul ponte prima o poi veniva fuori.

Poco importava se l’intervistato potesse essere anche protagonista di cronache marziane o artefice di memorabili quanto impossibili riforme, la domandina sul ponte alla fine non si rifiutava mai; sbucava un microfono ed una voce:  “scusi…ma lei che ne pensa del ponte…?”

E lui si concedeva argomentando le ragioni della costruzione, dei posti di lavoro, delle opportunità, dello sviluppo per la Sicilia oppure i motivi dei disastri per l’ambiente, il rischio di infiltrazioni criminali, lo scempio paesaggistico fino al classico “prima si facciano le infrastrutture”.

Tutto grasso che colava per il cronista dell’epoca che poi, quasi all’improvviso, vide il progetto dell’opera finire in soffitta e con esso anche la domandina buona per tutte le stagioni, per tutti i colori, per ogni uditore.

Poi è arriva la crisi, la classe politica si è per larga parte rinnovata, ci sono stati e ci sono temi che diventano quasi mainstream ma senza quella domanda, ammettiamolo, sono stati anni durissimi.

Coraggio ragazzi, adesso grazie alle dichiarazioni di Renzi si ricomincia. Sotto a chi tocca: scusi…ma… lei…il ponte sullo Stretto….

Renzi rilancia il Ponte sullo Stretto: ‘Chiamiamolo collegamento Napoli-Palermo ma facciamolo, vale 100 mila posti di lavoro’