Cantieri fermi, opere pubbliche che restano al palo diventando eterne incompiute. Una situazione riscontrabile in tutto il territorio nazionale ma nella quale la Sicilia si distingue, ancora una volta, come regina delle incompiute.

Come scrive La Stampa, in Abruzzo, Lombardia, Sardegna, Sicilia e Umbria i lavori nei cantieri non solo rallentano con il passare degli anni ma le incompiute aumentano addirittura. E anche se in Italia molti lavori negli ultimi tre anni sono ripartiti, le incompiute sono almeno 752 – secondo l’ultima rilevazione del ministero delle Infrastrutture – ben 158 delle quali in Sicilia, 45 in più rispetto all’ultima rilevazione.

“Tutto questo non accade per caso – spiega ancora a La Stampa il costituzionalista Alfonso Celotto -. Il primo problema è che le opere vengono finanziate per lotti e non interamente. Questa è una tecnica che la politica adotta per accontentare più territori. Il secondo problema è quello dei ricorsi: sugli appalti sarebbe necessario prevedere un solo grado di giudizio di fronte al Consiglio di Stato”.

Fatto sta che in Sicilia rimane tutto fermo e vale sia per i piccoli appalti, come il centro per immigrati di Pachino, dove servono appena 2.200 euro per il completamento, alla ormai infinita vicenda della diga Pietrarossa tra Catania ed Enna.
I lavori, aggiudicati nel 1982, sono iniziati solo nel 1990 e sono stati completati al 95%. Per finirli, occorrerebbero 50 milioni ma tutto è stato bloccato con la scoperta, avvenuta 3 anni fa, di un insediamento romano di età imperiale e su cui la Soprintendenza ai beni culturali ha posto un vincolo. E adesso che si fa? Nessuno lo sa.

Come detto prima, la Sicilia leader delle incompiute ma in questa spiacevole classifica è ‘in compagnia’: sono 87 le incompiute in Puglia, tra le quali anche il cimitero di Taranto, 17 le opere non finite in Calabria, 26 in Campania. Nell’elenco c’è di tutto: ospedali, parchi, scuole, isole ecologiche, il risanamento dell’ex area industriale di Bagnoli. Non mancano poi i casi clamorosi: fermi anche i lavori della ‘strada della morte’, gli 80 chilometri che separano Olbia e Sassari e dove sono morte oltre 100 persone. Da anni si lavora per raddoppiare le corsie, ma dei dieci lotti previsti dal progetto solo quattro sono stati completati.