Scomparve nel nulla senza un apparente motivo il 27 maggio del 2004. Giuseppe Bruno il tabaccaio di Villarosa, piccolo centro dell’ennese, lasciò dietro di se una montagna di interrogativi. Per mesi se non anni i suoi concittadini si chiesero che fine avesse fatto. Ora la polizia e i carabinieri di Enna coordinati dalla procura di Caltanissetta sciolgono la matassa: Giuseppe Bruno rimase vittima di una lupara bianca maturata quasi d’impeto quando si presentò per incassare un vecchio credito vantato nei confronti di due cugini appartenenti, secondo l’accusa mossa oggi, a Cosa nostra

Ad ucciderlo furono i fratelli Damiano, Amedeo e Maurizio Nicosia, rispettivamente di 60, 51 e 54 anni ed il cugino Michele Nicosia, 53 anni, arrestati oggi perché accusati del delitto e di associazione mafiosa, con aggravanti specifiche, finalizzata a commettere omicidi, usura, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi nonché ad acquisire la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche.

Bruno venne ucciso per essersi permesso di andare a riscuotere quel credito che vantava nei confronti della famiglia  Nicosia. Dopo l’omicidio il suo corpo fu sezionato con una motosega è dato in pasto in parte ai maiali e in parte bruciato all’interno di alcuni fusti metallici.

Giuseppe Bruno viveva a Cacchiamo frazione di Calascibetta, ma lavora a Villarosa dove gestiva una rivendita di tabacchi acquistata con risparmi messi da parte facendo l’autotrasportatore.

Il 27 maggio 2004 come tutti i giorni, trascorse la giornata nel suo negozio, ma non rientrò a casa. Nonostante diversi tentativi i suoi familiari non riuscirono a rintracciarlo sul cellulare che quella sera squillava a vuoto. La saracinesca del suo negozio fu trovata abbassata ma non chiusa a chiave e l’allarme non era inserito. All’interno tutto era in ordine e non mancava nulla.

La sua auto due giorni dopo fu rinvenuta in una piazzola dell’autostrada in direzione Catania chiusa a chiave, perfettamente in ordine ma sporca di fango, come se avesse viaggiato su terreni di campagna. Una vicenda che rimase un mistero, almeno fino ad oggi