Nel corso della conferenza “Patrimonio fuori controllo. Piani paesaggistici. Parchi archeologici”, tenutosi a Giardini Naxos, il 14 ottobre scorso sono state fatte denunce molto gravi, ma anche proposte soluzioni.

“È criminale lasciare in questo stato vergognoso un patrimonio archeologico e paesaggistico di tale portata”. La denuncia delle drammatiche condizioni in cui versa il parco archeologico di Naxos è del professor Philippe Pergola (CNRS Université di Aix Marseille; Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana), che ha visitato il sito dopo il suo intervento al dibattito: “allucinante degrado assoluto del parco, dello stato del Museo, con una parte certamente egregia di valorizzazione e interpretazione scientifica, ma repellente per il visitatore”.

Mentre in cima alle preoccupazioni del sesto assessore ai Beni culturali di Crocetta, Aurora Notarianni, c’è la nomina dell’ennesimo commissario, dopo le dimissioni rassegnate giusto il giorno prima della conferenza da Nunziello Anastasi, nominato dal predecessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio, secondo profili di irregolarità che avevo denunciato su Il Giornale dell’Arte (ed. online del 2 agosto), oggetto di ricorso al Tar da parte dei due Comuni di Giardini Naxos e Taormina, il prof. Pergola sposta, dunque, l’attenzione su quali siano i problemi reali del parco.

Un istituto che, autonomo finanziariamente a differenza di musei e soprintendenze, sulla carta dovrebbe correre come una Ferrari, per usare la metafora della direttrice Vera Greco, ma che ben poco può fare con sole due unità operative assegnate, contro le otto del parco della Valle dei Templi, e che ha dovuto richiedere un consulente esterno in mancanza di un revisore dei conti. Ma non è certo l’unico profilo a mancare: “l’occupante di una poltrona (in riferimento al commissario, ndc.) non può bastare – prosegue il prof. Pergola – servono archeologi, tecnici, un ambizioso progetto di studio e ricerca con competenze collettive dalle origini di Naxos all’età tardo antica per poter ragionare seriamente. Non parliamo della biglietteria, con il secondo ingresso chiuso e, in pochi minuti, diverse persone che se ne sono andate; neanche un cartello per indicare che vi è un altro ingresso”.

E dire che stiamo parlando di un parco archeologico, quello di Naxos, al quarto posto nella classifica di «Il Giornale dell’Arte» e «The Art Newspaper» dei complessi archeologici più visitati in Italia nel 2016, con 748.583 presenze, dopo Colosseo, Pompei e Arena di Verona, e primo in Sicilia, davanti alla Valle dei Templi. Un primato che è quasi un miracolo, se si pensa al totale disinteresse della Regione per l’area archeologica.

Uno scenario su scala regionale, quello dei parchi archeologici, una fetta rilevante del patrimonio che annovera i principali attrattori turistici regionali (Valle dei Templi, Taormina, Siracusa, Selinunte e Segesta, Piazza Armerina), eppure governato dal caos. È un paradosso, nel 2012 il Mibact emana le Linee Guida per la costituzione dei parchi archeologici per mettere ordine in una materia allora dominata nello Stato dall’anarchia più assoluta, mentre al contrario la Regione Siciliana che nel 2000 si era dotata di una legge pionieristica per istituire i parchi archeologici, l’ha disattesa e stravolta negli anni per creare l’attuale anarchia nel settore. Legge, peraltro, che ha anticipato di tre lustri il recente scenario riformistico dei musei e parchi autonomi del Mibact. Il quadro, infatti, è quello di parchi già istituiti o solo perimetrati, secondo procedure carenti e non uniformi al dettato della legge di riferimento: è sconcertante l’interpretazione variabile a cui è stata sottoposta questa legge.

Non solo denunce. Per mettere al riparo l’Amministrazione che si prevede rischierà di soccombere rispetto ai ricorsi dei privati, già sul piede di guerra come dimostrano le recenti sentenze del Tar in riferimento a quello istituendo della Neapolis di Siracusa, ho avanzato una proposta di cronoprogramma di azioni che metta ordine a questa materia caotica, col fine di correggere il tiro e istituire parchi “blindati”. E sempre all’insegna di una proposta di normalizzazione nel settore, anche la richiesta che i comitati tecnico-scientifici, organi della governance dei parchi, quello di Naxos non escluso, non siano esautorati da commissari attraverso cui agisce la longa manus della politica per far pesare nella loro gestione questioni che ben poco c’entrano con la tutela e la valorizzazione del patrimonio.
Altro tema, ancora contro il disprezzo delle competenze specialistiche, ho auspicato che il prossimo Governo sciolga il neo ricostituito (dopo otto anni) Consiglio Regionale dei BBCC, con nomine di scarso rilievo e persino irregolari (fatte dall’ex assessore Carlo Vermiglio), che non appaiono all’altezza dei compiti attribuiti a un organo strategico per la gestione del patrimonio. La proposta è quella di ripensarlo come a un puro organo tecnico consultivo, invece che uno in cui un terzo dei componenti, essendo politici, decadrà ad ogni nuova legislatura, e dei restanti due terzi (dieci), nove sono nominativi fiduciari dell’assessore dei BBCCIS pro tempore.

Infine, sul fronte dei piani paesaggistici, altro strumento di tutela del patrimonio, si può parlare di vero e proprio pressapochismo. Nel caso in cui la Corte Costituzionale non dovesse impugnare, come richiesto dagli avvocati di Legambiente, gli articoli della Finanziaria che di fatto li annullano, se non dovesse pure impugnarli il Governo nazionale, come richiesto dall’Osservatorio regionale per la qualità del Paesaggio, c’è almeno da augurarsi che l’insipienza di un Governo regionale di dilettanti vanifichi il tentativo in atto di assalto al territorio. La nuova norma, infatti, incide… una materia inesistente! Qualcuno avrebbe dovuto dire ai promotori, Crocetta, Croce e Contraffatto, che in Sicilia non esistono, come nella altre regioni, i “piani paesaggistici territoriali”, ma i “piani paesaggistici”, rivolti esclusivamente alla tutela e che non prefigurano linee di sviluppo urbanistico o territoriale.

Foto copyright Pier Paolo Raffa