Una denuncia di una associazione animalista sulla base di una corsa di cavalli che si era svolta su viale Giostra a Messina.  Risposte richieste a Questore e Prefetto.

La risposta è ora arrivata. Quel video, secondo la Questura di Messina, è vecchio di quasi due anni. Ed in effetti sarebbe bastata una veloce ricerca su you tube per accorgersi che quello stesso video era già stata ripreso da alcuni giornali in data 28 settembre 2015. Proprio in quel periodo, afferma la Questura di Messina, erano in corso indagini sul caso che avevano poi portato ad importanti risvolti giudiziari. Il filmato proponeva un vero e proprio esercito di scooter al seguito dei due calessi da corsa in una delle strade più note della città dello Stretto.

Sulla vicenda è intervenuto oggi il Sindaco di Messina Renato Accorinti il quale, in una sua nota, ha riferito come non “non serve lanciare allarmi infondati ed accuse generiche per stroncare la piaga delle corse clandestine, ma è necessario un impegno quotidiano, azioni concrete e vigilanza da parte di tutti”.

Un’accusa che il Sindaco, alla luce della smentita pervenuta dalla Questura, sottoliena essere falsa. “L’accusa senza fondamento – ha proseguito Accorinti – che ”Oggi a Messina lo Stato non esiste” è smentita nei fatti dall’impegno della Questura e delle forze dell’ordine sul contrasto alla criminalità organizzata e contro le corse clandestine di cavalli, dalle varie operazioni condotte in questi anni, ultima delle quali “Totem”, del giugno 2016, che ha colpito proprio i clan di Giostra per vari reati tra i quali l’organizzazione di corse clandestine di cavalli. L’Amministrazione comunale, – ha concluso il Sindaco – che già nel dicembre 2015 si era confrontata, per il tramite dell’assessore al Benessere degli animali, Daniele Ialacqua, con il Questore Giuseppe Cucchiara, per individuare gli strumenti più idonei per stroncare con la più assoluta fermezza il fenomeno delle corse clandestine dei cavalli, fa appello a tutti i cittadini affinché collaborino, con segnalazioni e proposte, per porre fine ad una pratica incivile che mette a serio rischio la pubblica e privata incolumità, sottoponendo i cavalli a pratiche che sono assimilabili alla tortura e che a tutti gli effetti fanno parte di quell’ecomafia che in maniera preoccupante coinvolge anche la nostra città”.