Uno striscione di 110 metri con una scritta che chiede giustizia per il clima adesso, ‘Climate justice now’, è stato esposto da attivisti di Greenpeace Italia lungo il litorale di Taormina, nei pressi dell’Isola Bella, alla vigilia del G7, per “chiedere ai capi di governo riuniti in Sicilia di mettere in campo azioni più ambiziose per contrastare i cambiamenti climatici, che già oggi impattano su milioni di persone”.

Secondo il rapporto “Climate Change, Migration and Displacement”, pubblicato oggi da Greenpeace Germania, ogni anno 21,5 milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case a causa di siccità, tempeste o alluvioni. Se prendiamo in considerazione il solo 2015, si tratta di un numero quasi doppio rispetto alle persone costrette a fuggire da guerre e violenza.

“L’intensificarsi di eventi meteorologici estremi – afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia – costringe milioni di persone ad abbandonare le proprie case in cerca di sicurezza, soprattutto nei Paesi più poveri. Un’ingiustizia che peggiorerà se continuiamo a bruciare petrolio, carbone e gas, i maggiori responsabili dell’aumento della temperatura sulla Terra. Due anni fa, durante la COP21, i leader di quasi 200 Paesi si sono impegnati a contrastare i cambiamenti climatici e i Paesi del G7 – sottolinea Onufrio – devono ora mostrare a tutti la via da seguire, senza tollerare che nessuno venga meno agli impegni presi a Parigi”.

Per questo, osserva Onufrio, “i Paesi del G7 devono mandare un forte messaggio al Presidente Donald Trump”. “È inaccettabile che gli Stati Uniti – osserva – si sottraggano agli impegni assunti in fatto di politiche climatiche. Il futuro di milioni di persone che abitano aree vulnerabili alle conseguenze dei cambiamenti climatici è a rischio. Bisogna accelerare le politiche in difesa del clima e la transizione verso le energie rinnovabili. Molti Paesi si stanno già muovendo in questa direzione, il G7 – chiosa Onufrio deve assumere la leadership per guidare questo cambiamento”