Matteo Renzi si dimette. Dopo parecchi rinvii della sua conferenza stampa annunciata per il pomeriggio, alle 18,25 finalmente parla e annuncia le sue dimissioni.

Il segretario del Pd, però, dice no all’accordo fra Pd e 5 stelle messo fra kle possibilitàò per dare un governo al Paese. una idea balzata per primo in testa all’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. L’idea era quella di un appoggio Pd ad un governo 5 stelle ma solo dopo che renzi fosse andato via. Ma il segretario dice di no. E per assicurarsi che non avvenga niente di simile stabilisce una scaletta precisa delle sue dimissiioni- Non ci saranno accordi del genere e per assicurarsene lui resta in carica fino a dopo l’insediamento del governo aprendo solo dopo la fase congressuale.

“Ho già chiesto al Presidente del partito, Matteo Orfini, di avviare la fase congressuale ma di farlo solo dopo la conclusione della fase di insediamento del governo”. Insomma renzi se ne va ma con la chiara intenzione di lasciarsi dietro solo macerie.

 “Abbiamo detto in campagna elettorale no a un governo con gli estremisti. Non abbiamo cambiato idea nel giro di 48 ore – ha aggiunto Renzi – il Pd è qui per dire no inciuci, no caminetti, no estremisti. Chi ha la forza per governare lo faccia”.

Poi l’ex Premier trova la strada per additare resòponsabilità lontane da lui “Coloro i quali si sono opposti alla riforma istituzionale e al referendum oggi sono vittime dei loro marchingegni, della loro scelta di contestare la  semplificazione del modello del referendum”.

Il segretario del Pd ammette di aver fatto degli errori ma poi li trasforma a suo vantaggio “il principale è stato non votare in una delle due finestre del 2017 in cui si sarebbe potuta imporre una campagna sull’agenda di riforme europee”.

Infine annuncia quale sarà il suo futuro,quello di fare il senatore semplice ruolo per il quale è stato eletto “Si riparte dal basso, con umiltà, militante tra i militanti a fare quello che deve fare tutto il Pd, a recuperare le periferie, non solo quelle geografiche, ma le periferie della quotidianita’”.