Può un cane, come un qualsiasi animale d’affezione, essere di razza se senza pedigree? Per il Ministero della Salute, relativamente all’ipotesi di vendita, sembrerebbe proprio di no. Per potersi pregiare di un termine che ha una sua incidenza anche sul prezzo di vendita, si devono pertanto conoscere  natali così come certificati dall’associazione degli allevatori che detiene l’apposito registro genealogico. In altri termini occorre il pedigree.

Questo per i cani, ma anche gatti, di provenienza sia nazionale che comunitaria.

In tal maniera la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, ha risposto ad un questito pervenuto dal Servizio Veterinario di Rovigo. La precisazione del Ministero, poi resa nota a tutti i Servizi Veterinari regionali e provinciali, nasce dall’interpretazione di una Direttiva comunitaria risalente addirittura al 1992 relativa alla “Attuazione della direttiva 91/174/CEE relativa alle condizioni zootecniche e genealogiche che disciplinano la commercializzazione degli animali di razza”. Vanno così compresi anche quelli di cosiddetta affezione.

Ma se la terminologia di razza è possibile solo in presenza di pedigree cosa succede a chi, invece, non lo possiede? Potranno continuare ad essere riprodotti e venduti ma dovranno essere definiti come incroci, meticci, o termini similari. La “razza”, però, non scompare del tutto, ma potrà essere utilizzata solo come indicazione della razza fenotipicamente prevalente. Insomma, solo  qualcosa di simile ad un pastore tedesco piuttosto che un boxer.

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