Non c’è da strabuzzare gli occhi nè pensare che si tratti della solita bufala via social. E’ successo davvero, in Gran Bretagna. In alcuni distretti scolastici dell’Inghilterra e del Galles le famiglie di emigranti italiani – scusandomi per la superficiale approssimazione – si sono viste recapitare un normalissimo questionario atto a raccogliere informazioni sui loro figli neo-iscritti. Una prassi accettabile, anzi meritoria, per mettere scuola ed insegnanti al corrente di alcune specificità dei piccoli alunni. Rilevante, quindi, il Paese di origine con tutti gli annessi che tale informazione comporta: la prima lingua del bambino, adempimenti religiosi, intolleranze alimentari, malattie esantematiche contratte e via profilando.

Così leggo che alla sigla del Paese HGR corrisponde il popolo ungherese (hungarian), alla voce JPN trovo il popolo giapponese (japanese), mentre LIT mi porta al popolo lituano (lithuanian). E’ impressionante il numero di Nazioni, e quindi di popoli, che questo elenco annovera, ma non mi stupisco se penso all’impero che i britannici seppero creare e mantenere nel tempo.

Mi stupisco, invece, di fronte ad una stranezza grafica: tutti i Paesi (o quasi) e l’indicazione delle relative popolazioni occupano una sola riga della lunghissima tabella, l’Italia no.

L’Italia, in sigla ITA, ne occupa quattro di righe: c’è una ITA per gli Italian, un’altra per gli Italian (Any other), un’altra ancora per gli Italian (Napolitan), per finire con gli Italian (Sicilian).

Roma non è presa in considerazione forse perchè per il Ministero della pubblica istruzione britannico i romani continuano a parlare quotidianamente il latino, senza accorgersi d’essersi persi l’impero.

La geniale sottoripartizione della gente italica, formalmente pare dovuta alla particolare “prima lingua” parlata in alcune zone d’Italia: l’italiano, più o meno scorretto, in quasi tutto il Paese, lingua invasa dai dialetti nel napoletano ed in Sicilia.

L’inziativa pare nasca con l’intenzione di favorire i giovanissimi allievi nell’apprendimento della lingua inglese: se so da dove parti posso venirti incontro.

Ma perché proprio napoletani e siciliani? Forse baresi e bergamaschi hanno una naturale predisposizione alla lingua inglese? O da qualche parte sta scritto che solo quelle due inflessioni dialettali rendono particolarmente difficile imparare l’inglese?

La bizzarria di questa trovata sta nel suo essere fuori dalla storia o meglio nel suo non tenerne conto. Era vero che in occasione delle prime ondate migratorie gli italiani che partivano si tenevano ben stretto l’unico parlato che conoscevano: il dialetto, sia esso veneto, pugliese, ligure, friulano e,adesso ci sta, napoletano o siciliano. Ma nel duemila e spiccioli, se non avesse un po’ l’odore della discriminazione, fa sorridere. Non è grave il fatto in sè, ma è grave che questi inciampi di tanto in tanto ri appaiano.

Come ha evidenziato il nostro ambasciatore “l’Italia è diventata un paese unificato il 17 marzo 1861”. Il Foreign office (il loro Ministero degli esteri) si è già scusato e ha disposto un’inchiesta formale sul fatto.
Tutto bene, ma meglio evitare che qualcuno ricominci a parlare di “perfida Albione”. Così, tanto per ripagare con la stessa moneta.

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