Accordo raggiunto fra gli Stati membri Ue sulla proposta di modifica delle norme dei fondi europei (il cosiddetto regolamento Omnibus) presentata nel settembre scorso dalla Commissione. L’iniziativa riguarda l’implementazione del bilancio Ue e 15 atti legislativi che vanno dall’agricoltura alla politica di coesione. Fra le novità, tutte volte a semplificare il quadro sia per le autorità di controllo che per i beneficiari dei fondi, c’è anche la possibilità di effettuare i pagamenti basandosi sui risultati piuttosto che sul rimborso delle spese effettuate. I negoziati fra le istituzioni comunitarie – Consiglio, Parlamento e Commissione – per trovare un accordo sul testo cominceranno nelle prossime settimane ma già arrivano i primi allarmi.

Preoccupano le dichiarazioni degli esponenti della Commissione europea sugli scenari che si delineeranno dopo la Brexit e gli effetti che questa avrà sul prossimo bilancio dell´Unione Europea. In tutti i casi si prospetta una riduzione dei fondi per la Politica agricola comune e per la Politica di Coesione.

L’uscita dall’unione di un Paese forte come la Gran Bretagna taglia in maniera consistente le entrate Europee provenienti dagli Stati. In base alle logiche comunitarie ogni Paese contribuisce in base alla propria forza economica e i fondi vengono poi distribuiti per riallineare la situazione delle regione più indietro rispetto al resto della Comunità. La Gran Bretagna era uno dei maggiori ‘contributori’ e riassorbiva risorse in maniera decisamente più bassa rispetto a ciò che versava nelle casse Ue. Il negoziato per la Brexit sta prendendo una piega chiaramente sfavorevole all’Ue e a soffrirne saranno i fondi destinati proprio alla Coesione, quelli da cui attinge anche la Sicilia per i programmi comunitari.

“Sono gravi – sottolinea l’eurodeputato Michele Giuffrida -le proposte del Commissario Ue al bilancio Guenther Oettinger che vorrebbe redigere, nell’ambito del semestre europeo, ‘accomandazioni specifiche’ non solo per Paese ma anche per regione, e condizionare così la loro realizzazione all’impiego dei diversi fondi Ue. Sotto l´occhio del Grande Fratello europeo ci sarebbero naturalmente le regioni a bassa crescita come quelle del Sud Italia, che più di altre hanno cioè bisogno di essere accompagnate dalla Commissione lungo un processo di sviluppo e crescita che è la finalità stessa delle Politiche di Coesione”.

Come relatrice in Parlamento europeo della Relazione sulle regioni in ritardo di sviluppo – annuncia Giuffrida – mi opporrò alla trasformazione della politica di coesione in un braccio operativo delle politiche economiche. La politica di coesione, che di certo deve essere più efficace e legata al raggiungimento delle performance, non deve però mai avere risvolti punitivi ne essere usata come arma di ricatto per gli Stati, come si vorrebbe fare applicando il principio della condizionalità macroeconomica. Tagliare i fondi alle regioni che non crescono o non obbediscono ai dettami del semestre europeo vuol dire – conclude l’eurodeputato – costringere ad una situazione di ulteriore debolezza i cittadini di quei territori. Non dimentichiamo che la politica di coesione è nata per dare concreta applicazione allo spirito di solidarietà dal quale l’Europa non può né deve prescindere”.