Se pensi di avere trovato il vero amico, ti aspetti che il tuo sentimento sia ricambiato. Ma non è così, la metà delle volte hai preso un granchio. Messo alla prova dell’algoritmo dell’amicizia, un amico su due è un predone nascosto, uno di quelli che ti strappa il cuore e te lo porta via per sempre.

Dante si rivolterebbe nella tomba. Per lui il tradimento era un crimine imperdonabile e i traditori erano sbattuti nell’abisso più profondo dell’Inferno perché “tradire chi si fida di noi è molto più grave che tradire colui che sta sull’avviso”. Anche se i più indulgenti risponderebbero che dipende dal tradimento e i più rassegnati come Esiodo direbbero che: “chi smette di esserti amico non lo è mai stato”.

Comunque la si pensi, se la verità fa male, meglio evitare l’ultima “diavoleria” messa a punto dell’Università di Tel Aviv e del Massachusetts Institute of Technology, pronta a svelare la vera natura di quel legame sociale bidirezionale carico di emozioni che condiziona il presente e il futuro di ciascuno di noi. Si tratta di un marchingegno che sviluppa un algoritmo in grado di misurare la bidirezionalità e la monodirezionalità di una relazione, quindi la capacità di distinguere l’impostore che si spaccia per vero amico, da chi invece sarà al nostro fianco con sincerità per sempre. E’ stato elaborato da un gruppo di studiosi, aggregando i dati di un esperimento sociale condotto su 84 persone con quelli di uno studio sull’amicizia realizzato su 600 studenti tra Israele, Europa e Usa.

Il risultato è sorprendente. Il 95 per cento degli intervistati pensava che il suo sentimento fosse ricambiato, in realtà il 50 per cento di loro si è ritrovato nella categoria dell’amicizia monodirezionale. Un dato significativo per i ricercatori perché utile anche a valutare l’incidenza dei rapporti sociali nella vita e il ‘potere’ di persuasione di chi ci sta accanto, che può spingerci in una direzione piuttosto che in un’altra. Insomma, secondo il coordinatore dello studio Erez Shmueli di Tel Aviv “non possiamo, fidarci solo del nostro istinto o della nostra intuizione: serve un metodo oggettivo che permetta di valutare queste relazioni e quantificare il loro impatto”.
Ma non bisogna perdersi d’animo se all’esame dell’algoritmo crollano le certezze. Per quanti hanno vissuto storie di amicizia-gelatina perché attratti da “lupi” tanto abili nella “persuasione sociale” da ingannare tutti; per tutti quelli che sperano sia il destino, prima o dopo, a svelare la vera natura del traditore, ma anche per chi aspetta l’arrivo della buona sorte per dimostrare che non c’è mai stato un tradimento, arriva la buona notizia dalla Oxford University: l’amicizia è meglio della morfina, agisce come un antidolorifico naturale. Può sembrare scontato, ma c’è una spiegazione scientifica, confermata da uno studio pubblicato su Scientific Reports e condotto da gruppo di ricercatori coordinato da Katerina Johnson: chi ha tanti e buoni amici possiede una soglia più alta del dolore e combatte meglio la depressione perché libera le endorfine (sostanze prodotte dal cervello) dotate di proprietà analgesiche, simili a quelle della morfina e dell’oppio.

Per dimostrarlo, gli studiosi hanno coinvolto nell’esperimento 101 adulti, tra i 18 e i 34 anni, a cui è stato chiesto di compilare un questionario sulle loro relazioni sociali e lo stile di vita. Messi poi alla prova di un test del dolore (stare il più a lungo possibile in una posizione scomoda), i volontari si sono accovacciati contro un muro con la schiena dritta e le ginocchia piegate, come da seduti. Il risultato è che le persone che avevano una rete sociale e di amicizia hanno tollerato più degli altri il dolore. Quindi una volta che riconosci i “lupi”, sistemali nell’Inferno e insisti.