“Io ho combattuto a viso aperto la mafia e ritengo di aver incassato alcuni successi importanti”, in primis “l’arresto di Riina”.  Lo afferma Nicola Mancino, ministro dell’Interno tra il 1992 e il 1994, in un’intervista al Mattino e in colloquio con il Messaggero in cui ribadisce la propria posizione sulla presunta trattativa Stato-mafia: “Io ho sempre detto, e Conso, Ciampi, Scalfaro hanno confermato, di non sapere assolutamente niente di questa presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. Se ne avessi saputo l’esistenza, l’avrei ostacolata con tutta la mia forza”.

“Fin dal mio insediamento al Viminale, cinque o sei mesi prima del 15 gennaio 1993, avevo sempre sottolineato che bisognava catturare Riina, il più pericoloso di tutti. Quella mattina – racconta Mancino – era stato convocato il consiglio dei ministri, presieduto da Giuliano Amato. Durante i lavori di questa riunione, fui chiamato per telefono dal Capo dello Stato. Scalfaro mi comunicò che Riina era stato catturato. Io non ne sapevo ancora niente, ma da tempo eravamo sulle sue tracce. Rientrai in consiglio dei ministri, e partì un grande applauso di tutti i presenti. Si congratularono per questo successo”.

Sulla morte di Riina, “non può esserci pietà umana per una persona che ha commesso tutte quelle stragi. E con la crudeltà di chi ha sempre ritenuto di non doversi pentire e di non voler collaborare, nonostante l’assegnamento al carcere duro”, afferma Mancino.