Cresce il fronte del no in vista del referendum, almeno nelle intenzioni di voto degli italiani rilevate al 6 ottobre. Una crescita che dopo essere stata esponenziale durante l’estate, rallenta vistosamente ma prosegue attestando gli intenzionati a votare no sul 51,7% (di coloro che dichiarano che andranno a votare) mentre il sì si ferma al 48,3%. Alta la percentuale di coloro che annunciano l’astensione valutati nel 38% ma anche la percentuale degli indecisi, terreno di caccia dei due fronti contrapposti, che sarebbero il 22%. In sintesi a votare andrebbe per il referendum costituzionale il 40% degli italiani e fra questi oltre la metà voterebbe no se si andasse alle urne adesso.

Sono i risultai dell’indagine Index Research di Natasha Turato realizzata per la trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli in onda ieri sera su La7. Una ricerca che mostra come il 60% del sì verrebbe dagli elettori Pd e il 14% dai 5 stelle. Al contrario ci sarebbe un 11% del no che verrebbe espresso da elettori che si dichiarano Pd.

Sempre secondo questa indagine sarebbe vastissima la quota degli elettori M5s che si attesta fra gli indecisi. Viene rilevato ben il 40%. Dunque i pentastellati avrebbero ampi margini per far crescere il loro No convincendo i propri elettori mentre i margini di crescita del sì sarebbero contenuti nell’area che vota Pd e andrebbero cercati più nell’area centrista.

Fermo restando il margine di errore dei sondaggi non solo in occasione dei referendum dovuto a numerosi fattori e considerato che mancano due mesi al voto con tutte le conseguenze del caso in termini di modifica dell’opinione degli italiani da qui al 4 dicembre, il lavoro index research sembra dare una indicazione precisa: la tendenza all’arretramento del sì.

Forse per questo partono proprio in questo fine settimana una serie di iniziative di entrambe le parti. la vera compagna referendaria inizia in queste ore con le forze politiche in tour per spiegare le ragioni del sì e quelle del no.

Fra luglio e settembre qualcosa è successo anche nel Pd, o meglio nel governo Pd. il sondaggio mostra, infatti differenze nella fiducia che gli italiani ripongono nei ministri del governo Renzi. In testa resta Graziano Delrio che aumenta la sua ‘popolarità’ dopo la querelle relativa al nuovo sì al Ponte sullo Stretto. Cresce la fiducia anche nel Ministro dell’interno Angelino Alfano e in quello della giustizia Andrea Orlando, stabile per Agricoltura, Esteri e Ambiente, Martina, Gentiloni e Galletti. Diminuisce la fiducia negli altri ministri soprattutto per Lavoro e Welfare con Giuliano Poletti che paga, probabilmente, l’Ape ovvero il flop sull’antico pensionistico considerato una sorta di ‘prestito usuraio’ dai lavoratori pensionandi italiani.

Infine la fiducia nei governatori. Ultimo in Italia il siciliano Rosario Crocetta che tutti conoscono ma non entra neanche fra i primi dieci nella fiducia che incute negli italiani che dunque sta ben al di sotto del 49%.

In testa a questa classifica c’è Emiliano in Puglia che sfiora il 58% seguito da Zaia della Lega Nord nel Veneto con 55,2% che però perde qualcosa. Buona performance per Toti di Forza Italia in Liguria con il 53,6% poi fino all’ottavo posto tutti sopra il 50% e tutti Pd (o centrosinistra). Sotto il 50% la fiducia per i governatori numero 9 e 10 ovvero Ceriscioli nelle Marche e Bonacini in Emilia Romagna.

Rosario Crocetta risulta addirittura ultimo dei 18 governatori italiani per fiducia espressa dai cittadini in questo sondaggio. con solo il 28,4% di fiducia nei suoi confronti ancora in discesa rispetto al primo trimestre 2016 con un -1,7% e largamente superato da governatori di regioni ben più piccole e ben meno noti. Peggio di così è davvero difficile fare per l’uomo che si sente già in tasca la riconferma nel 2017

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