Un nuovo caso di uccisione di Rinoceronte avvenuto nel Parco Nazionale di Kaziranga, nello Stato indiano dell’Assam.

Come più volte denunciato dalle ONG impegnate nella conservazione della natura,  i corni di rinoceronte, ad oggi ancora richiesti dalla medicina tradizionale orientale, vengono poi contrabbandati verso  l’estero. Colpisce, anche questa volta, la particolare fornitura di armi dei bracconieri. Ad essere utilizzati, infatti, sono fucili d’assalto AK-47, meglio conosciuti come Kalashnikov. Il loro impiego è noto anche tra i bracconieri africani.

Nel solo 2016 sono già 17 i rinoceronti uccisi all’interno del Parco Nazionale. Si tratta di un’area nota in tutto il mondo per essere riconoscuta come patrimonio Unesco.

Nel caso ora comunicato si trattava di un maschio di circa nove anni di vita. E’ stato trovato senza più il corno. I bracconieri lo hanno portato via con una motosega. Di loro, purtroppo, nessuna traccia. Appena un mese addietro un altro rinoceronte era stato ucciso a colpi di AK-47. In quel caso, però, i bracconieri non riuscirono ad asportare il corno a seguito del conflitto a fuoco scaturito con i Guardiaparco.

Il rinoceronte indiano era inizialmente diffuso in un’ampia fascia dell’India settentrionale. Il suo areale, in realtà, iniziava in Pakistan, mentre i suo confini orientali arrivavano fino al Myanmar (ex Birmania). Ad oggi ne rimangono solo dieci nuclei, di cui due in Nepal. Una distribuzione, dunque, molto frammentata, che compromette le speranze di sopravvienza della specie, già scampata all’estinzione agli inizi del secolo scorso. Ne rimanevano, infatti, solo cento esemplari. I rigidi provvedimenti di salvaguardia riuscirono pian piano a risollevare la sua presenza portandola fino ai circa 2500 attuali. Di questi solo un quarto è presente in Nepal. Tutti gli altri sono distribuiti nelle aree indiane tra cui proprio il Parco Kaziranga che costituisce una delle sue ultime roccofarti.
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