Si tratta di “operazioni che vogliono solo alterare il senso della realtà sulla base della menzogna ed io penso che si debba reagire”, cosi si è espressa la Presidente della Camera, quando ha inteso mobilitare cittadini e ambienti culturali per opporsi al dilagare di “bufale”, particolarmente diffuso in rete. Ed inoltre “ le bufale non sono una goliardata ma vengono pensate per creare paura o confusione o per danneggiare qualcuno”.

L’autorevole richiamo non può che essere condiviso e seguito. L’indifferenza non è ammessa!

Se tutto questo è vero, ed è vero, rilevo, innanzi tutto, che, quando s’intendono utilizzare bufale o menzogne, a volte per finalità economiche, ma più spesso per creare paura o danneggiare qualcuno, appare evidente che ci troviamo di fronte a soggetti cinici e spregiudicati, capaci di servirsi di tutti i disvalori di cui dispongono, compresa a mio avviso viltà e ignavia. A meno che non si tratti di vere e proprie patologie, meritevoli, in quanto tali, di rimedi di altro tipo.
Le bufale o menzogne, sapientemente divulgate da professionisti del settore, sono pertanto assimilabili ad una forma di violenza, da combattere sempre, comunque si manifesti e contro chiunque; fanno inoltre sempre molto male e ricadono in definitiva su tutti noi, nella misura in cui siamo costretti a subire in ogni caso la mistificazione della realtà, che si estende d’altronde con estrema rapidità, specialmente quando viene elargita ricorrendo a speciali accorgimenti quanto mai convincenti e tali da riuscire a trasformare le frottole in verità assolute e la slealtà in completa affidabilità. In piena conformità peraltro all’insegnamento della Boldrini ove rileva che “ l’inquinamento dell’ informazione s’insinua come un veleno nell’opinione pubblica”.

Ma occorre anche ricordare che la libertà d’informazione o di comunicare il proprio pensiero, peraltro costituzionalmente garantita, non comprende certo il diritto alla menzogna: non solo questa è, infatti, moralmente riprovevole, ma può a volte configurare, se ne sussistono i presupposti, una fattispecie penalmente rilevante, dalla diffamazione all’ ingiuria o alla calunnia, dall’abuso di ufficio ai vari tipi di falso e alla violenza privata, etc.. Il nostro ordinamento tutela viceversa i valori dell’onore, del prestigio e della reputazione della persona, alla quale è consentito pertanto il diritto di replica e di difesa rispetto ad aggressioni subite, per non rimanere ingiustamente ed irreversibilmente danneggiata da inganni, offese e finzioni di vario genere. Se cosi non fosse, finirebbe per prevalere l’odio evocato dalla Boldrini, dato che le fandonie ne rappresentano spesso “l’anticamera”.

Si può a questo punto concludere riportando un’amara considerazione di uno scrittore polacco (S. Lec): “ ci troviamo così curvi su immondizie di parole, su scarti e cascami di pensieri, che la spina dorsale dell’anima non è più in grado di levarsi verso le stelle e il cielo della morale e della verità”.

Probabilmente è preferibile pensare, però, che non ci si possa adattare al basso, al volgare e alla stupidità, in una parola, alla degenerazione descritta e fortemente temuta dall’Autore.

E’ meglio quindi credere che sia necessario resistere e reagire, come ci esorta la Boldrini, perché non è dato rassegnarsi, io penso, di fronte alle ingiustizie patite e degne di condanna.

Solo così siamo in grado di superare un famoso e sarcastico motto dei primi del Novecento, che vedeva un diavolo ottimista vanamente affannato nel suo compito di peggiorare gli uomini (“piccoli mascalzoni”), ben più abili di lui nel fare il male!