Trent’anni fa Palermo finiva su tutti i giornali e le tv del mondo per il più grande processo penale mai celebrato.
Iniziò infatti nel 1986 il maxiprocesso a Cosa Nostra: in primo grado gli imputati erano 475 (poi scesi a 460 nel corso del processo), con circa 200 avvocati difensori.

Il processo di primo grado si concluse con pesanti condanne: 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione. Dopo un articolato iter processuale tali condanne furono poi quasi tutte confermate dalla Cassazione.

Tra gli imputati presenti vi erano Luciano Liggio, Pippo Calò, Michele Greco, Leoluca Bagarella, Salvatore Montalto e moltissimi altri; tra i contumaci figuravano Salvatore Riina e Bernardo Provenzano. Le accuse ascritte agli imputati includevano, tra gli altri, 120 omicidi, traffico di droga, rapine, estorsione, e, ovviamente, il delitto di “associazione mafiosa” in vigore da pochi anni.

Concluso il maxiprocesso, Cosa Nostra sentì impellente la necessità di contrattaccare: tra il 1992 ed il 1993 vennero organizzati e portati a compimento una serie di attentati, le cui vittime più note furono i giudici istruttori del maxiprocesso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il 23 maggio, anniversario della Strage di Capaci, a partire dalle 9,30 nell’Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo si terrà la cerimonia “A 30 anni dal Maxiprocesso”. Saranno presenti anche Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso e presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e il il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.