Sara inaugurata oggi alle nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi la mostra “Migranti: la sfida dell’incontro”. Presentata al Meeting di Rimini nello scorso agosto, inizia da Palermo un tour che la porterà nelle più importanti città dell’isola. Il Centro Culturale Il Sentiero ha organizzato l’evento in città. Ne parliamo con il suo presidente Rosalia Pipia.
Da cosa nasce l’interesse per questo tema?
Il problema dei migranti è sulla bocca di tutti. I politici ne parlano pensando alle elezioni, l’opinione pubblica si divide tra la paura dell’invasione e la disponibilità all’accoglienza, i media un po’ raccontano ma altre volte accade che strumentalizzano in varie direzioni.
E questa mostra?
Questa mostra lancia innanzitutto una provocazione: proviamo ad affrontare questo tema non anzitutto come un “problema”, ma guardando negli occhi gli uomini e le donne che emigrano. Proviamo a chiederci chi è quell'”altro” che bussa alle porte delle nostre società, da quali terre arriva, perché ha deciso di lasciarle.
E’ stata realizzata in occasione dell’ultimo “Meeting per l’Amicizia fra i popoli”, dove ha riscontrato un grande successo di pubblico. E’ stata curata da Andrea Avveduto, Giacomo Gentile, Francesco Magni, Giorgio Paolucci, Maddalena Saccaggi, Marco Saporiti, Lorenza Violini. I curatori sono di varia estrazione culturale e professionale, professori, giuristi, giornalisti, demografi e si sono avvalsi del prezioso contributo di Fausto Bertinotti, Gian Carlo Blangiardo, Carmine Di Martino, Wael Farouk, Silvano Maria Tomasi. Vi anno lavorato attivamente anche gli studenti dell’Università Cattolica e Statale di Milano e dell’Università di Bologna.

Come si articola?
Consta di 39 pannelli che illustrano i tanti aspetti della tematica e di alcuni video di illustrazioni statistiche e di testimonianze. Propone un percorso di immedesimazione nelle vicende umane di coloro che lasciano la loro terra in cerca di un futuro migliore, e racconta come il rapporto con queste persone interpella ciascuno di noi, nella consapevolezza che l’incontro è la dimensione fondamentale di ogni esistenza umana. Nel messaggio inviato al Meeting 2016, Papa Francesco sottolinea che: “Un vero incontro implica la chiarezza della propria identità, ma al tempo stesso la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per cogliere, al di sotto della superficie, ciò che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente”.
Come avete preparato l’evento a Palermo?
La preparazione di questa mostra ha rappresentato per noi del Centro culturale un momento privilegiato per conoscere le tante realtà che in città si occupano a vario titolo di accoglienza migranti (Caritas, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Centro Diaconale “La Noce”, Pastorale per i Migranti, ecc. ), che hanno mostrato un grande interesse per l’iniziativa e ci hanno permesso di conoscere il grande lavoro che viene svolto nella nostra città con i migranti.
Si è trattato di un’occasione veramente unica di conoscenza delle tante risorse presenti nella nostra città, di amicizia con molti operatori. Abbiamo visto cosa significa, quello che viene detto nel percorso della mostra: cosa significa accogliere, come è possibile incontrare chi appartiene a un’identità diversa dalla nostra, come si può vivere insieme. In altre parole che i migranti non sono aggregati numerici, non sono la minaccia alla nostra sicurezza o alla nostra identità, ma persone che hanno nel cuore il nostro stesso desiderio di felicità.
Il cartellone della mostra prevede anche attività collaterali. Quali?
Oltre l’inaugurazione di oggi a cui parteciperà l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e il curatore della mostra, il giornalista Giorgio Paolucci, sono in programma, la sera dell’inaugurazione, la proiezione di Fuocammare di Gianfranco Rosi, candidato all’ Oscar come miglior documentario, e sabato 11 febbraio la proiezione del documentario “Ospitare la mobilità – La rivoluzione della Carta di Palermo” di Martino Lo Cascio e Antonio Macaluso, realizzato dal Comune di Palermo.
Sono inoltre previsti altri due incontri:
Lunedì 6 febbraio alle ore 16,30 la Comunità di sant’Egidio e il Centro Diaconale “La Noce”, presenteranno “Corridoi umanitari, la strada della speranza”. Sono previste testimonianze di famiglie accolte a Palermo.
Giovedì 9 febbraio alle ore 17 la Caritas diocesana presenterà l’iniziativa “Protetto. Rifugiato a casa mia. Esperienze di accoglienza dei fratelli migranti presso le famiglie delle nostre comunità”.
Con quale scopo avete organizzato tutto ciò?
La mostra non ha l’ambizione di offrire ricette per risolvere questioni e problematiche che richiedono una pluralità di soggetti e di interventi. Propone innanzitutto una posizione umana, un percorso di immedesimazione nelle vicende di coloro che, per vari motivi, lasciano il loro Paese alla ricerca di un futuro migliore. Per questo motivo pone a tema “la sfida dell’incontro” e prova ad affrontare questo tema non anzitutto come un “problema”, ma guardando negli occhi gli uomini e le donne che emigrano. La sfida consiste nel chiederci chi è quell'”altro” che bussa alle porte delle nostre società, da quali terre arriva, perché ha deciso di lasciarle.
E dopo Palermo, dove andrà?
Sono già previste, in ondine cronologico, le seguenti tappe: Caltanissetta, Giarre, Catania, Centuripe, Messina, Termini Imerese, Patti, Siracusa, Sant’Agata di Militello, Milazzo. Altre prenotazioni stanno giungendo. Qualche città ha chiesto anche di esporla nel mese di agosto come opportunità di incontro con quanti sono in ferie. Siamo molto contenti che l’esperienza non si concluda a Palermo perché riteniamo si tratti una grande e bella opportunità di conoscenza e amicizia e un’occasione per aiutarci a non avere paura di questo fenomeno, dietro al quale ci stanno milioni di persone che desiderano soprattutto di essere amate.

 

BREVE SINTESI DEL PERCORSO DELLA MOSTRA.
Un breve video inaugura il percorso proponendo immagini dei diversi viaggi affrontati nell’avventura migratoria.
La SEZIONE 1 è dedicata alla migrazione nella storia dell’umanità. Alcuni pannelli introduttivi evidenziano che la migrazione accompagna da sempre la storia dell’uomo. In particolare il Mediterraneo è stato teatro di grandi spostamenti di popoli e di incontri che hanno avuto una rilevante importanza per la storia della civiltà europea, a partire dall’epoca greca e da quella romana. L’esperienza migratoria è impressa nella storia del popolo italiano. Tra il 1876 e il 1976 ci sono state 26 milioni di partenze che hanno avuto come destinazione gli Stati Uniti, il Sudamerica e l’Europa.
La SEZIONE 2 offre uno sguardo planetario sui flussi migratori. Un secondo video e altri pannelli offrono un quadro statistico del fenomeno migratorio, che interessa 244 milioni di persone (3% della popolazione) e più 60 milioni di rifugiati nel mondo. Da notare che la maggior parte di coloro che lasciano la loro terra a motivo di guerre e persecuzioni a sfondo politico, etnico o religioso, si ferma nei Paesi vicini nella speranza di poter rientrare. In Europa arriva solo il 10% di queste persone, anche se negli ultimi due anni sono aumentati i flussi provenienti dall’Asia e dall’Africa verso il Vecchio Continente. In particolare nel 2015 le richieste di asilo presentate nell’Unione Europea sono state 1.256.000.
La SEZIONE 3 è dedicata alle Parole e gesti di Papa Francesco. Nella parte centrale del percorso vengono sinteticamente riproposti parole e gesti di Papa Francesco, che da tempo chiede attenzione al dramma dei profughi e una più forte assunzione di responsabilità da parte degli Stati e dei singoli. La sua preoccupazione primaria è che al cuore di ogni iniziativa ci sia l’uomo e la sua dignità: “Non si ama un’idea, si amano le persone”.
La SEZIONE 4 si intitola “I nostri nuovi vicini di casa”. Presenta la situazione italiana, dove vivono 5 milioni di stranieri di 198 nazionalità, con approfondimenti su alcuni aspetti: il sistema di accoglienza messo in campo dallo Stato, i percorsi di accompagnamento offerti da molte realtà del mondo cattolico raccogliendo l’appello lanciato da Papa Francesco, il lavoro, la scuola, le appartenenze religiose, l’acquisizione della cittadinanza italiana come indicatore di una crescente integrazione