“Venerdì 30 Settembre 2016 a Palermo si svolgerà una riunione dell’Udc alla presenza del segretario nazionale Lorenzo Cesa, del commissario regionale e dei commissari provinciali del partito sulle linee di indirizzo politico in Sicilia”.

Recita così un asettico comunicato di convocazione di incontro (seguito da conferenza stampa) in un albergo palermitano. Asettico, sì, ma alla luce dei fatti degli ultimi mesi e dell’avvicinarsi delle tornate elettorali anche abbastanza chiaro che mette il dito nella piaga dello scontro in corso ormai da settimane se non da mesi.

La discesa di Cesa e il riferimento ai commissari regionale e provinciali del partito è una chiara dichiarazione di una guerra mai sopita con i siciliani del partito. In pratica da una parte ci sono proprio Cesa (segretario nazionale) e compagni, dall’altra D’Alia (presidente nazionale) e i siciliani che si sono scelti il segretario, Adriano Frinchi, in quel congresso che il partito a livello nazionale non ha mai riconosciuto.

Uno scontro forte fra Palermo e Roma che sembrava decantare nel silenzio di queste settimane e che, invece, covava come fuoco sotto la cenere. E adesso che si avvicinano le elezioni e che bisogna cominciare a parlare di candidati e  liste, i nodi vengono al pettine. Con un Pierferdinando Casini equidistante fra le posizioni, si registra un’area Cesa che a Roma cerca di ricostruire un rapporto con il Centrodestra e un’area D’Alia che a Palermo sta e vuole stare con il centrosinistra anche se ogni tanto minaccia Crocetta di uscire dalla maggioranza.

Ma l’anomalia Udc non si ferma qui. Un pezzo consistente di questo ‘balletto’ un colpo alla botte e uno al cerchio, è rappresentato da Ncd. A Roma alleato senza dubbio di Renzi, a Palermo con un assessore in maggioranza con Crocetta ma ‘tecnico’ e che con l’Udc ha in vigore quel patto federativo che si chiama Ap (Alleanza popolare) che doveva diventare un partito con la fusione dei centristi. Progetto che adesso vacilla.

Domani, dunque, Cesa viene a dare il suo aut-aut ai siciliani: o vi mettete in riga secondo le indicazioni del partito (quindi mie) o siete fuori. E fuori significa anche battaglia per il marchio: lo scudocrociato. Un marchio che non ha più l’appeal di una volta ma che qualcosa rappresenta sempre visto che l’Udc non ha solo la storia della vecchia Dc da esporre, ma anche una ventina d’anni di politica recente.

Per i nazionali non esiste dubbio sul fatto che titolare del marchio sia Cesa e dunque è facile che domani ai siciliani venga a dire: se siete fuori vi levo il simbolo.

Ma la confusione ancora non basta. Perchè a fronte di una spaccatura trasversale ed evidente, non più sopita o sottotraccia, bisognerà capire cosa faranno i deputati regionali e questo avrà effetti anche sulla maggioranza di Crocetta.

In effetti già il fatto che il segretario nazionale di un partito tenga un incontro e convochi la stampa in un albergo e non all’Ars la dice lunga sui rapporti con i deputati che la segreteria nazionale sta praticamente ‘rimproverando’.

Nel gruppo Udc all’Ars attualmente risultano nove deputati e il capogruppo è il trapanese Mimmo Turano. E’ utile ricordare che all’elezione di Cesa segretario fu proprio il voto di Turano a fare la differenza segnando la vittoria di Cesa a discapito di D’Alia. Con la rottura cosa farà Turano? E cosa farà Lentini da poco rientrato nell’Udc perchè non sufficientemente valorizzati da Sicilia Futura, Sicilia Democratica e così via? E Marco Forzese che soffre di analoga sindrome da abbandono?

Voci insistenti, poi, dicono che Cesa, dopo aver nominato De Poli commissario Udc Sicilia a giugno, considerando illegittime le nomine siciliane, si sia deciso adesso al passo successivo perchè il patto d’onore per la rinascita del centrodestra è ormai chiuso. Dentro Forza Italia di Gianfranco Micciché, l’Udc di Cesa ma non di D’Alia, Ncd di Alfano e Ala di Saverio Romano. Ma se sono tutti insieme viene voglia di chiedersi che fine hanno fatto Cuffaro e Lombardo? Il primo non c’è chiaramente ma i suoi vecchi amici non possono che essere attratti da una simile formazione. Per Lombardo, invece, chissà che Mpa, partito dei siciliani ecc.ecc. non cedano alla corte del buon vecchio Gianfranco Miccichè. In fondo sempre un ritorno a casa sarebbe. La vecchia squadra torna in campo: ma naturalmente queste sono solo dicerie. C’è da superare la divergenza di opinioni ad esempio sul sì o no al referendum e bisognerà valutare anche il pensiero del Premier Matteo Renzi rispetto a Ncd che viaggia verso questi lidi.

Di certo c’è solo che domani Cesa viene a Palermo a rompere perché non ci sarebbe proprio nessun altro motivo per questo incontro.

Ma i siciliani, nel frattempo, tentano di evitare la diaspora mandando avanti un ‘uomo di mediazione’. Leggi qui la replica dei siciliani dell’Udc