Le polemiche con Orlando sembrano anni luce distanti. frizioni e aspre contestazioni di un tempo che fu. Adesso si va avanti spediti “per vincere” con un’ala progressista-moderata unita. Sembra ormai da qualche giorno un altro il segretario palermitano del Pd Carmelo Miceli che già nei scorsi aveva sdoganato l’appoggio al candidato sindaco Leoluca Orlando e che oggi parla su facebook precisando le motivazioni ed il percorso che ha portato alla maturazione di questa decisione.

“Il Pd non è un partito autolesionista né superficiale. Siamo una forza politica che non concorre ad alcuna elezione senza l’ambizione di vincere. A noi partecipare non basta, vogliamo vincere. E a Palermo si vince solo se uniti – scrive -.Riunire tutte le forze sane progressiste e moderate in un’unica proposizione programmatica ed elettorale  ha un significato che è nettamente diverso e contrario dall’abdicazione al proprio ruolo e alla propria identità. Fare in modo che le amministrative di Palermo diventino il luogo in cui si inverte la tendenza alla scissione è un obbligo morale e politico che abbiamo nei confronti del nostro popolo”.

Un post che ha il sapore di voler parlare anche ai malpancisti dell’origine a quest’accordo che stentano ancora a mandar giù la pillola.  “E credo – sottolinea l’esponente dem – che la nostra classe dirigente, tutta, comprenderà che non possiamo sottrarci a questo dovere, né a quello di puntare alla vittoria e al governo della città. In tale prospettiva, convocherò per giovedì prossimo la commissione per le amministrative e a seguire, insieme, incontreremo gli alleati con cui, fino ad oggi, abbiamo lavorato per creare un campo largo di forze moderate e progressiste”.

“Abbiamo il dovere e la possibilità di contribuire alla guida di questa città, scongiurando l’avanzata nefasta di Grillo e del centrodestra di Ferrandelli  – conclude Miceli -. Consentire al Movimento 5 Stelle o a chi ha rinnegato la propria storia pur di alimentare il proprio ego di governare Palermo significherebbe affidare le chiavi della città nella migliore delle ipotesi a degli incapaci (Roma docet), nella peggiore a chi negli anni passati ha dato prova di pessima amministrazione e oggi, per interposta persona, vorrebbe tornare a fare danni”.

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