Per il secondo anno consecutivo “La Macchina dei Sogni”, il festival del teatro di figura creato da Mimmo Cuticchio trentatré edizioni fa, sarà quindi dedicata al grande etnografo siciliano Giuseppe Pitrè, in occasione del centenario della morte. Un impegno verso la memoria della città, ricordare Giuseppe Pitrè, il suo lavoro, il suo studio, la catalogazione infinita di gesti, temi, giochi, indovinelli, frasi, canzoni, novelle, luoghi e oggetti che segnano l’anima più forte di Palermo.

E se l’anno scorso, il festival aveva trovato una sua ragion d’essere al Museo Etnografico che porta il suo nome e che custodisce tutto ciò che Pitrè aveva raccolto durante la sua esistenza, quest’anno “La Macchina” trova un nuovo luogo simbolico in piazza Sant’Oliva, dove è ancora la casa in cui lo studioso ha vissuto e un busto ricorda l’etnografo. Ma per la prima volta la piazza diventa un palcoscenico, anzi più palcoscenici. Da venerdì 16 a domenica 18 settembre, narratori, artisti, attori, burattinai, favolisti invaderanno la piazza e proporranno spettacoli e performance. L’ingresso sarà libero, e lo spettacolo serale sarà trasmesso da Radio3 Rai. La Macchina dei Sogni è promossa dal Comune di Palermo.

“Mimmo Cuticchio è stato dichiarato cittadino onorario di Palermo proprio per aver saputo esprimere nella sua attività quella che è, e vorremmo che sempre più fosse, la cifra culturale della nostra città: coniugare radici ed ali, evitando al contempo il soffocamento da radici e la volubilità di ali senza solido ancoraggio”, spiegano il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla cultura Andrea Cusumano.

“Ricordare Pitrè è un atto doveroso, un impegno verso la memoria più autentica della città di Palermo, profondamente influenzata ancora oggi da un tessuto teatrale e popolare tanto vivo quanto necessario” – spiega Mimmo Cuticchio – “Le rappresentazioni, i canti, i cunti, persino i giochi dei fanciulli, sono un segno tangibile di alcune parti dello sterminato universo popolare che Giuseppe Pitrè documentò nei venticinque volumi della Biblioteca delle tradizioni popolari”.

Non solo spettacoli: la “Macchina dei sogni” racchiude mostre, scenografie, particolarissime illuminazioni – le Luminarie dei sogni, opera di sei giovani artisti (Martina Brancato, Alessia D’Amico, I mangiatori di patate, Grazia Inserillo, Gabriele Genova, Mattia Pirandello) – provenienti dalle scuole di scenografia e di scultura dell’Accademia di Belle Arti, saranno collocate sul prospetto della casa in cui visse e morì Giuseppe Pitrè – e l’arredo urbano ispirati ai temi dello studioso e al periodo in cui egli visse. E una mostra sul teatro popolare, più ampia e approfondita rispetto a quella dello scorso anno, coinvolge sia i docenti che gli studenti dell’Accademia, che ampliano uno studio iniziato due anni fa, sulle fiere e i teatri di legno (i famosi Casotti) costruiti nel Settecento alle porte della città, rifugio per i gruppi itineranti. La mostra “Viva Pitrè” è a cura di Fabrizio Lupo.

“La Macchina dei Sogni” è da sempre occasione d’incontro e dibattito tra pubblico, artisti e studiosi. Anche quest’anno è prevista la presenza di personalità che a vario titolo si occupano da diversi anni di teatro di figura: Valentina Venturini (Università di Roma Tre), Veronica Olmi (presidente UNIMA Italia), Stefano Giunchi (regista di teatro di burattini), Piero Corbella (Grupporiani – Compagnia Colla di Milano), Bruno Leone (guarattellaro di Napoli), Roberta Colombo (Teatro del Drago di Ravenna), Paolo Comentale (Casa di Pulcinella di Bari), Enrico Spinelli (Pupi di Stac di Firenze), le compagnie palermitane di teatro di figura. Alla loro presenza “La Macchina dei Sogni” presenterà il progetto del “Centro di Teatro di Figura Nazionale”, che si costituisce a Palermo su iniziativa dei Figli d’Arte Cuticchio. Il Centro viene alla luce dalle viscere e dal cuore de “La Macchina dei Sogni”, con l’intento di stimolare e sviluppare una rete di collaborazioni con il contributo di tutte le realtà attive nel Teatro di Figura. “Una rete, si sa, non ha bisogno di una gerarchia, ma di discussione, intelligenze, condivisione di programmi, strategie – dice Mimmo Cuticchio – La grande battaglia per l’identità e per la dignità del settore l’abbiamo ormai dietro le spalle. Ora è il tempo della qualità dei progetti, dell’affermazione di una prospettiva per il futuro”.

Giuseppe Pitrè fu un narratore di uomini e tradizioni: nella “Macchina” non possono mancare quei mestieri che l’etnografo documentò con passione meticolosa. Ospitati nelle famose “cabine” che da inizio secolo accolgono i bagnanti sulla spiaggia di Mondello – anch’esse parte della memoria collettiva, concesse dalla Mondello Italo Belga – rinascono i mestieri artigianali che pochi affezionati tengono in vita: si potranno ammirare le icone bizantine di Stefano Canzoneri, gli strumenti musicali di Gabriella Carlino e Gianfranco Di Miceli, i pupi palermitani di Nino Cuticchio, sbalzo dei metalli di Emanuele Salamanca, il puparo Francesco Salamanca, le antiche tappezzerie di Rocco di Cara, la pittura su vetro di Rosi Di Gaetano, i lavori in ferro di Carmelo Giuè, la pittura di carretti di Filippo Grillo, le statue dei presepi di Marco Guttilla, gli arazzi di Maria Grazia Inserillo, i giocattoli di Chiara Lo Galbo, le “pignate” di Luigi Schiavo, i lavori al tornio di Giuseppe e Guglielmo Vitrano.

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