L’inchiesta della Baby Squillo palermitana non è chiusa. Anzi. Una secondo uomo è finito ieri agli arresti domiciliari. Dopo Dario Nicolicchia, il fidanzato sfruttatore, finisce nei guai un poliziotto fittiziamente chiamato Francesco.

L’ indagine si allarga: sono stati individuati i quaranta uomini con cui la ragazza aveva detto di aver avuto rapporti. E il poliziotto è il primo cliente a venire arrestato, perché sarebbe stato consapevole della minore età della giovanissima prostituta e perché avrebbe cercato di inquinare le prove.

Basta infatti – secondo la Cassazione, severissima su queste ipotesi di reato – avere il dubbio sul fatto che la persona con cui si può fare sesso per soldi non abbia almeno 18 anni, per integrare gli estremi dei reati di cui risponde l’uomo delle forze dell’ordine: favoreggiamento della prostituzione minorile e atti sessuali a pagamento con minore.

Ad inguaiare il collega è stato un sovrintendente dello stesso Ufficio Scorte, già indagato e che, nel timore di finire ancora di più nei guai, si è ripresentato spontaneamente al pm Claudio Camilleri, raccontandogli tutto ciò che aveva «omesso di riferire» nel suo primo interrogatorio. Il poliziotto viene identificato col nome di fantasia “Francesco”, uno dei primissimi clienti della ragazzina, “agganciata” al Foro Italico mentre era in compagnia dell’ ex fidanzato sfruttatore, Nicolicchia.

Successivamente, come avevano ipotizzato investigatori e inquirenti, dato l’alto numero di contatti registrati sui cellulari del primo arrestato, “Francesco”, che si sarebbe spacciato per avvocato, avrebbe fatto il passaparola, presentando Nicolicchia, alias “Walter”, al collega e a un’ altra persona, un imprenditore specializzato in protesi acustiche, che al pm Camilleri e al dirigente della sezione specializzata nei crimini a sfondo sessuale, Rosaria Maida, ha raccontato una storia considerata – stando agli ultimi sviluppi – di autentica fantasia.

Aveva parlato infatti di un incontro con la «coppia monella» (così i due si presentavano su Facebook) in cui il presunto sfruttatore della prostituzione e la ragazza avrebbero «equivocato» la sua offerta di lavoro nel settore degli apparecchi per non udenti, negando qualsiasi rapporto sessuale con la sedicenne. Anche lui adesso rischia grosso.

Perché determinante, per la richiesta di misura cautelare nei confronti di Francesco, è stato il comportamento tenuto dall’assistente capo dopo l’ arresto di Nicolicchia e durante le indagini: l’agente avrebbe cioè preso contatti con lo stesso collega e con l’ altro indagato, cercando di condizionare le loro deposizioni e tentando anche di sapere cosa avessero riferito ai pm.

Francesco, che fu tra i primissimi indagati ad essere ascoltati dal pm Camilleri e dalla dirigente Maida, aveva reso una versione per niente con vincente, sostenendo di avere trovato i due, anche lui, grazie ai siti di annunci «particolari».

Un mese dopo lo stesso poliziotto aveva detto che era stato Francesco a presentargli i «monelli», ammettendo di aver temuto «di aggravare la mia situazione» e dicendo di aver dato retta a “un’ espressa preghiera di Francesco, per salvaguardare lui e la sua famiglia”. Walter avrebbe detto ai due poliziotti, anche nei messaggi di whatsapp, che la ragazzina era maggiorenne. Ma l’ assistente non era tranquillo.

Il 21 marzo si presentò nel luogo dell’ appuntamento che il collega ebbe col proprio legale prima di andare in Procura: “Addirittura – detta a verbale il 13 aprile l’ indagato – mentre io rendevo interrogatorio notai, guardando attraverso la finestra posta alle spalle della poltrona del pm, che Francesco stazionava in compagnia di un altro soggetto sulla piazza antistante il palazzo di giustizia. Al termine dell’ interrogatorio mi aspettarono all’uscita e il collega mi chiese informazioni su quanto da me riferito. Io lo rassicurai di non averlo coinvolto”.

La mossa preventiva è stata quasi provvidenziale: perché il 24 marzo Francesco aveva preso contatti per telefono con l’imprenditore delle protesi acustiche e i due si erano incontrati per due volte. Ma gli agenti della Mobile li ascoltavano e avevano saputo. Importanti anche le minime ammissioni fatte da Nicolicchia e il racconto della fidanzatina, entrambi risentiti dai pm il mese scorso: l’ uomo aveva confermato che l’ avvocato Francesco gli aveva presentato il collega poliziotto e l’altro cliente.

La ragazza aveva invece detto quelle che per l’ accusa sono le parole che cambiano tutto: “Francesco mi chiese quanti anni avessi e io risposi che ero maggiorenne. Mi chiese anche se andavo a scuola e io risposi che mi ero diplomata al liceo linguistico. Successivamente mi chiese se lavorassi e io risposi di no”. Domande che sottendevano il dubbio. E dunque la possibile consapevolezza. Cosa che ora fa tremare molti dei quaranta altri coinvolti.

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