Gli insegnanti trasferiti al Nord protestano. Nuove manifestazioni e sit-in, oggi, in diverse città del Sud, tra cui Palermo, dei docenti neoassunti in ruolo, che protestano contro i trasferimenti ritenuti troppo lontani da casa. Le iniziative di protesta sono state annunciate dai sindacati di categoria, oltre che a Palermo, anche a Catania, Bari e Potenza.

A Palermo, gli insegnanti hanno manifestato davanti la Prefettura in via Cavour esponendo molti cartelli esplicativi della loro difficile condizione. Da Siracusa a Roma, da Enna a Milano o Treviso, da Agrigento a Novara, da Palermo a Bologna. In migliaia, pur di abbandonare il precariato, dovranno lasciare le loro famiglie.

“Mobilità farsa – non esitano a dire gli insegnanti – è esodo di massa”.

“Massima solidarietà ai docenti che devono lasciare le scuole della propria provincia per lavorare nelle scuole del Nord e che anche oggi stanno protestando con un sit-in davanti alla Prefettura. Noi come sindacato stiamo procedendo con i ricorsi e con le richieste di conciliazione, dal momento che il sistema non ha garantito correttezza e trasparenza, per difendere chi aveva diritto al rientro o a una sede più vicina e non ha avuto il trasferimento atteso”.

Lo afferma il segretario della Flc Cgil Franca Giannola, al lavoro nella sede del sindacato della Scuola dove la fila dietro la porta ogni giorno è continua e i docenti, più di 50 al giorno, arrivano accompagnati da mogli, mariti e bimbi piccoli nei passeggini.

“Capiamo il disagio delle famiglie e siamo vicini a chi soffre per lo smembramento dei nuclei familiari. La richiesta delle sigle sindacali confederali è di massima trasparenza delle operazioni di mobilità, con la declinazione delle fasi e la correzione di tutti gli errori – aggiunge la Giannola – I nostri uffici sono letteralmente subissati di richieste. Siamo qui per accogliere tantissime richieste di assistenza e consulenza anche perché in questo momento si accavallano le richieste delle assegnazioni provvisorie di cattedre e le utilizzazioni. E c’è un gran lavoro da fare per dare risposte a tutti”.

Anche L’AnciSicilia esprime solidarietà ai tanti insegnanti che sono costretti a trasferirsi a migliaia di chilometri dalle proprie case e dalle proprie famiglie a causa della legge di riforma della scuola cosiddetta “La Buona Scuola” e ribadisce la propria preoccupazione per gli effetti che deriveranno dalle modalità con le quali si stanno svolgendo le operazioni di definizione degli organici di ogni ordine e grado della scuola italiana.

“Sebbene non siano ancora noti i dati relativi all’individuazione delle sedi di titolarità di migliaia di insegnanti neoassunti con la cosiddetta ‘Buona Scuola’, c’è il forte rischio di vedere allontanare dalle regioni del Sud Italia un numero molto consistente di personale con competenze ed esperienze pluriennali maturate già sul territorio di origine”. Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia.
“La nostra Associazione – continuano Orlando e Alvano – rispetto a un tema sollevato anche dall’Osservatorio Diritti Scuola è convinta della necessità di evitare che la nostra terra venga privata anche di questo preziosissimo capitale umano e teme fortemente le ripercussioni sull’equilibrio socio-economico dell’Isola. In un periodo di grave crisi, di calo demografico e di impoverimento complessivo, infatti, l’allontanamento degli insegnanti comporterebbe un ulteriore aggravamento della situazione di crisi e determinerebbe, anche, una diminuzione delle entrate dei tributi locali con il conseguente crollo dell’offerta dei servizi resi dalle amministrazioni locali ai cittadini”.

“Infine – concludono i vertici dell’Associazione dei comuni siciliani . bisogna considerare la disomogeneità a livello nazionale con cui viene attivato il tempo prolungato. Se al nord il servizio viene assicurato con percentuali altissime, al sud sono poche le scuole che lo garantiscono. Perché, quindi non potenziare l’offerta formativa attraverso un’attivazione consistente del tempo pieno o prolungato nelle scuole? Ciò servirebbe a garantire uno strumento importantissimo per le famiglie e per gli alunni ed eviterebbe l’esodo di massa dei docenti”