La scelta del candidato sindaco di Palermo per le amministrative di maggio agita il Partito democratico. Un partito che, nonostante le voci messe in giro ad arte, non confluirà su Leoluca Orlando e men che meno su Ferrandelli. Una agitazione, quella del Pd, che in questi termini non piace alla base. Riceviamo e pubblichiamo un lettera aperta di Rosi Pennino, la ‘pasionaria’ dei quartieri popolari, che racconta il suo Pd

“Caro Pd…nessuno ti ascolta veramente, perché sono tutti troppo impegnati, a turno, a seguire la moda del momento: CHE SCHIFO I PARTITI. Occupati ad inseguire quella che senza senso chiamano “la pancia degli elettori”. Nessuno si occupa di te, ne di restituirci il valore che possiedi. Allora, io scrivo a te, perché io non mi vergogno delle cose che amo, non mi vergogno delle cose a cui appartengo e voglio che nessuno ti usi per andare col cappello in mano da chi si professa prossimo vincitore a Palermo o in Sicilia, gli stessi che con storie di partito e tessere ‘multicolor’ in tasca oggi gridano che fai schifo tu e gli altri partiti, salvo poi cercare di usarti per rosicchiare l’ultimo pezzettino d’anima in questo o in quel ballottaggio in una città in cui più gridano contro i partiti e più costruiscono odio e rabbia con cui prendere la gente per “il culo”.

ro pe
La mia prima tessera l’ho fatta da ragazzina, avevo 16 anni e mentre io decidevo di iscrivermi per cambiare il mio quartiere, lo Zen, i miei coetanei facevano la fila nella bottega accanto, una sorta di supermarket del precariato. Si vendevano posti di lavoro in cambio di voti, si svendeva il futuro di una intera generazione. Oggi in tasca ho anche la tessera della Cgil perché è con il lavoro che si costruiscono quotidiane libertà, e non solo allo Zen. Le due tessere, caro Pd, si tengono per mano. Sono le due gambe che sostengono il mio impegno civile. NON mi vergogno perché amo e credo e amare e credere oggi sono l’unica novità vera in politica.
Caro il Pd, ti scrivo perché siamo alla vigilia di un importante appuntamento per la città di Palermo. Ci sono le elezioni comunali in primavera e non voglio trovare la mia tessera, insieme a quelle di tante e tanti amici e compagni, in una di quelle bancarelle dell’usato dove si vende di tutto, anche la merce rubata. Caro Pd, va di moda non credere a niente ma nessuno è consentito svenderti, rubare la tua identità, un pezzo di storia che è anche la storia di una comunità che crede ancora in una bandiera e vuole issarla a Palazzo delle Aquile.

Rosi

La bandiera è un’idea non uno slogan, né una moda. La bandiera è la speranza, il più forte dei valori politici. La speranza di abbattere muri, di combattere le diseguaglianze, di portare gli ultimi ai vertici delle classifiche, di parlare meno di periferie ma di consentire ai figli dello Zen, così come a quelli che vivono in via Libertà, di fare qualcosa, diventare qualcuno a prescindere da dove si nasce.
Periferie, ultimi, diseredati…fanno a gara a chi lo pronuncia più volte. Guai però ad essersene occupati. SONO nata e cresciuta allo Zen di Palermo e neppure di questo mi vergogno, dalle mie parti si diceva:”scendere mpaliermo ” quando prendevi l’autobus per andare in città, e a distanza di 20 anni tra primavere, rivoluzioni e cambiamenti e ancora così. Sento tutti riempirsi la bocca di grandi cambiamenti per le periferie..ma sai cosa c’è caro Pd, io sono cresciuta in un partito in cui il diritto e che le periferie diventino solo normali uguali al resto della città perché uguali lo siamo tutti. CON un gruppo di giovani del mio quartiere dentro una sezione o la domenica in parrocchia, questo facevamo, costruire ogni giorno speranza e normalità, volevamo un cinema allo Zen, una libreria e magari un liceo a due passi da casa, per farlo non gridavamo alla pancia della gente, non dicevamo alle persone disperate ed arrabbiate: “avete ragione fanno tutti schifo”, costruivamo speranza e voglia di credere. Chi va li e usa l’odio e la disperazione della mia gente per gridare più forte di loro è solo un irresponsabile, un falso, uno che li disprezza. Allo stesso modo chi ama le cose che fa deve avere il coraggio di lasciarle nel tempo in cui non se ne può occupare e così io feci dopo l’autismo. BISOGNA amare le cose che si fanno e non ripeterle per 20 anni solo perché a parte quello non sei riuscito a fare altro.
CARO Pd ti difendo io dagli stessi che a turno ti hanno usato. DIFENDO TE E DIFENDO I VALORI CHE PORTI. NON IL TUO ESSERE SEMPLICEMENTE PARTITO. Appartengo ad un partito, sono una donna della Cgil e non mi vergogno di affermarlo in ogni sede possibile, non mi vergogno perché avere il coraggio di credere in qualcosa e l’unica rivoluzione che conosco e che prometto agli altri. Ho amato il Pd anche quando votavo BERSANI ed ha vinto RENZI, sono rimasta li a dare il mio contributo perché il Pd non è Renzi e non è Bersani e solo il ‘mio’ partito. Ho criticato il jobs act ma sostengo che il lavoro e cambiato e quindi anche le leggi vanno cambiate La legge 68 difende i disabili ma non esiste più il posto pubblico in cui inserirli, le cose vanno rese possibili, non possono restare tabù senza concretezza.

Pennino

Chi ama e crede trova sempre un modo per restare e cambiare le cose. chi non crede salta sul carro di turno gridando lo slogan di turno. CARO Pd, ora sono qui, e chiedo solo che non ti svendano sotto banco, ad uno ad uno, insieme a chi grida “che schifo i partiti”, perché tu puoi alzare la testa e correre da solo per costruire il sogno di una città normale . Perderai? Possibile, anzi fattibile. Ma ti sarai ripreso la tua storia e la tua libertà. resterai tu e noi resteremo veri. Caro Pd sono tuoi i valori di ‘donne per davvero in politica’, periferie, disabili, poveri ed anche GIOVANI e lavoro, per questo ti devi incazzare se un Poletti di turno la spara grossa. Spiegalo tu Pd a quel signore che se un giovane se ne va piange sempre in stazione o all’aeroporto perché un giovane ha il diritto di scegliere se restare o andar via dalla propria terra senza esserne costretto, ma allo stesso tempo sostieni i giovani che senza un euro in tasca restano e lottano per cambiarla la propria terra. DOPO il 4 dicembre tutti impegnati a stracciare brandelli per auto salvarsi…nessuno si accorge di quanto invece ora, adesso anche io che non amo Renzi voglio aiutarlo a ridare forza al Pd…ho votato Bersani ma non brindo se Renzi perde. Sono del PD e non mi vergogno. Togliete subito il cappello dalle mani del ‘mio’ Pd, andiamo per strada alle comunali e riprendiamo noi a parlare di: donne madri con figli che devono poter fare politica, lavoro che si può creare anche nella nostra città senza la vergogna di dire che SI LA POLITICA DEVE CREARE LAVORO. Facciamo normali le nostre periferie , rimettiamo insieme le persone. Non la gente, le persone. Perderemo? NO abbiamo già vinto”.