Per un giorno abbandona la “sfida gentile”, lo slogan della sua campagna elettorale. Fabrizio Micari si toglie più di un sassolino dalle scarpe e avviare l’ultima fase della sua corsa verso Palazzo d’Orleans.

Il suo affondo è contro i sondaggi che lo hanno sempre dato dietro a Nello Musumeci e a Giancarlo Cancelleri. Poi si scaglia contro il partito di Bersani che, secondo il rettore di Palermo, ha fatto saltare, per una operazione tutta romana, il progetto del “campo largo” che avrebbe dovuto dare vita a una coalizione ampia, da Mdp ad Ap, danneggiando il fronte del centrosinistra e avvantaggiando così il centrodestra e i 5stelle.

I sondaggi Per Micari “un sondaggio che non tiene conto delle liste dei candidati non serve a nulla, se non a drogare il sistema”. “Questi sondaggi non sono coerenti col meccanismo di voto in Sicilia, legato alle forze locali – incalza il professore – Con i sondaggi cominciati all’inizio di settembre, quando ancora il quadro dei candidati non era definitivo, è stato messo in atto un esercizio di manipolazione”.

La riflessione che fa Micari è legata alle liste il cui peso non è mai stato valutato dagli analisti e il conseguente effetto trascinamento che al simbolo si riflette sul candidato governatore. “Campo largo” naufragato “Non vorrei che si stesse ripetendo una sorta di referendum in piccolo: il 4 dicembre ci fu una prova muscolare nel centrosinistra contro Renzi e a mio avviso si fece un danno al Paese, ora si sta facendo un’altra prova muscolare questa volta soprattutto contro i siciliani”, dice Micari.

Che poi spiega la sua discesa in campo. “Dopo che fallì il tentativo di coinvolgere il presidente Piero Grasso, a fine luglio Leoluca Orlando, col quale ho sempre avuto un rapporto eccellente, mi telefonò invitandomi a Villa Niscemi. Mi chiese un consiglio fraterno nella ricerca di un simil-Grasso. Poi mi chiese: ‘Te la sentiresti?’ Dal primo momento ho vissuto questa candidatura come la prosecuzione del lavoro fatto all’Università per il futuro dei giovani, pensando che l’ingresso nella stanza dei bottoni può essere utile”.

Sulla sua eventuale permanenza in politica in caso di mancata elezione, Micari ha risposto: “La mia vita è all’Università”. Rimanendo fiducioso sull’esito positivo delle urne, Micari si scaglia contro Mdp. Secondo lui sull’ipotetica vittoria del centrodestra o del M5s peserà “l’operazione gestita a Roma” che ha fatto naufragare il ‘campo largo’: “sono stati i vertici romani di Mdp a non volere l’intesa, nonostante i dirigenti locali fossero stati i primi a convergere sul mio nome”.

“E’ stata una prova di forza quella di Mdp per contarsi – ha aggiunto – Tutto questo è stato fatto sulla pelle dei siciliani, questa prova muscolare ha messo a rischio la possibilità per il centrosinistra di farcela e di conseguenza consegnare la Sicilia a Musumeci o Cancelleri. Perché se teniamo conto dei sondaggi, sommando le percentuali che mi vengono attribuite con quelle che vengono date a Fava il pronostico è vicino a quello di Musumeci e Cancelleri”.

L’attacco a Musumeci e Cancelleri Il professore traccia uno scenario catastrofico nel caso di vittoria dei suoi avversari più accreditati.”Se vince Musumeci vincono la Lega di Salvini e una coalizione di centrodestra piena di grumi e vecchi poteri, con liste davvero impresentabili.

La Sicilia tornerà nel caos e si metterà una ipoteca importante anche sulle elezioni politiche”. Perché il centrodestra, argomenta, “è una accozzaglia, una armata Brancaleone che Musumeci non controlla; prima ha detto che non controllava le liste di Forza Italia, poi non controllava le liste di ‘Diventeràbellissima’, dove anche qui ci sono nomi delicati: c’è persino chi va in comizio a Catania a inneggiare alle famiglie mafiose”.

Tranchant il giudizio su Cancelleri: “E’ di una approssimazione enorme, questo è il pericolo che corre la Sicilia se vince il M5s”. “L’ho constatato in diversi confronti che abbiamo avuto in questa campagna elettorale – sostiene Micari – Cancelleri plasma a suo piacimento la definizione di Pmi (Piccole e medie imprese), regolata invece da precisi parametri europei, ed è convinto che la Regione può gestire la tempistica dei programmi comunitari: la programmazione 2014-2020, secondo lui, potrebbe partire dal 2018 e arrivare al 2025. Del resto, Cancelleri ha indicato un barista come assessore alle Infrastrutture”.

Non tarda la replica di Musumeci: “A Micari consiglio di tornare a fare il rettore, dove è quel che è, dov’è bravo: è meglio…”.