E’ stato firmato lo scorso 12 luglio a Palazzo Chigi ma nessuno sembra essersene accorto se non per qualche breve qua e la e per due stringatissime note di palazzo Chigi e del Presidente della Regione. Si tratta dell’accordo sull’Iva firmato alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, del ministro  dell’Economia Pier Carlo Padoan e del presidente della Regione Sicilia(na) Rosario Crocetta.

Per palazzo Chigi la firma è stata apposta sul testo dell’accordo sulle modifiche e sulle norme di attuazione dello Statuto regionale in materia di rapporti finanziari tra lo Stato centrale e la Regione Sicilia(na). E nel renderlo noto
il Governo ha sottolineato che “l’accordo firmato per la prima volta dopo 52 anni dà piena attuazione allo Statuto”
e “non ha alcun impatto per la finanza statale. Per la Regione Sicilia(na) si tratta di una manovra complessiva del valore di circa 2 miliardi di euro annui”.

Per il presidente Crocetta si tratta di “un accordo storico che consolida i precedenti, migliora i conti della Regione siciliana, consente di salvare i liberi consorzi e le città metropolitane attraverso interventi consistenti e mette definitivamente a posto le entrate della Regione. Continua la politica di risanamento – aggiunge il presidente – e voglio ringraziare il governo, il presidente Gentiloni, il sottosegretario Boschi, il ministro dell’Economia Padoan, il sottosegretario Bressa e l’assessore Baccei per il grande lavoro congiunto che si è fatto in questi mesi. Tra l’altro va
sottolineato un altro aspetto positivo ovvero che il governo nazionale, oltre a chiudere con noi questo protocollo, non ha impugnato alcuna norma della finanziaria regionale e ciò – conclude Crocetta – dà ulteriore certezza ai
nostri conti.

“Un’operazione che per la Regione siciliana vale complessivamente due miliardi di euro l’anno . dice Baccei confermando le stime di Roma – l’accordo di oggi sull’Iva vale 160 milioni di euro e oltre a fermare il fenomeno dell’erosione appena verrà approvato il rendiconto in aula, entro agosto, potremo sbloccare tutte le spese, quindi dare i soldi alle province, agli enti locali e confermare il taglio delle tasse relativo a tutte le addizionali regionali”.

Restano in piedi almeno due domande che da cittadini qualunque ci poniamo. Fondamentale la prima. Se l’accordo non ha aggravi di costi per lo Stato e porta 2 miliardi l’anno nelle casse della Regione, chi paga questi due miliardi?

In realtà l’accordo sull’Iva ha un costo per tutti. La Regione cede un ulteriore spazio di manovra completando la dismissione delle sue prerogative economico finanziaria e di imposizione fiscale recedendo, in questa materia, a Regione ordinaria avendo firmato patti in attuazione dello statuto che da 53 anni nessuno aveva voluto firmare in questi termini proprio per evitare di perdere ogni regime di manovra. Di contro incassa una parte dell’Iva che porta, come dice bene Baccei, 160 milioni nelle casse siciliane per il 2017. Un po’ d’acqua necessaria a non morire di sete ma comunque n on sufficiente a saziare la Sicilia.

Allo Stato vengono meno parte degli incassi Iva realizzati in Sicilia ma cede anche centrali di costo condiviso sulle quali non dovrà più fare poste di bilancio. Ma come si arriva a due miliardi? Beh questo potrebbe essere un problema dei siciliani e delle imposte sul valore aggiunto che pagano.

Infine la seconda domanda. Come fa Baccei ad essere certo che in agosto l’Ars approverà il rendiconto generale della Regione visto che questo è ancora ‘sospeso’ e solo mercoledì si conoscerà la decisione della Corte dei Conti?

Più domande che risposte dunque meglio per Stato e Regione che nessuno abbia enfatizzato questo accordo

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