Con la presentazione delle iniziative parte oggi sabato 27 gennaio 2018 la “XVIII Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco”, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus.

Abbiamo chiesto a Filippo Ciantia, il Direttore generale del Banco farmaceutico, che per la prima volta interverrà alla presentazione di Palermo, di anticiparci i dati più significativi della povertà in Italia, così come emergono dal Rapporto 2017 – Donare per curare: Povertà sanitaria e Donazione Farmaci, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch.

“Purtroppo la povertà sanitaria, in Italia, registra un nuovo aumento: nel 2017 la richiesta di medicinali da parte di 1.722 enti assistenziali dal Banco Farmaceutico è cresciuta del 9,7% (contro l’8,3% del 2016 e l’1,3% del 2015). Nel quinquennio 2013-2017 la richiesta è cresciuta del 27,4%, a seguito del costante aumento di poveri assistiti”.

Ed in termini di persone assistite tutto ciò come si traduce? 

“Complessivamente, gli enti aiutati hanno fornito farmaci a oltre 580mila utenti. Si tratta mediamente del 12% dei poveri assoluti italiani, percentuale che sale al 21% al Nord. Dopo la grande crescita degli ultimi anni (+37,4% solo lo scorso anno), nel 2017 si assiste a un processo di stabilizzazione degli utenti, che in ogni caso sono cresciuti ancora di circa il 4% rispetto al 2016”.

E chi sono questi assistiti? Che trend si registra nelle tipologie?

“Tra i poveri assistiti, oltre all’aumento degli stranieri (+6,3%), va rilevato quello dei minorenni (+3.2%). Gli under 18, in particolare, rappresentano il 21,6% degli utenti. La crescita maggiore si evidenzia tra i minorenni italiani (+4,5% in un anno, contro il +1,5% dei minori stranieri). Gli anziani assistiti sono meno dell’anno precedente, (-5,2%) e sono, prevalentemente, italiani (20,2%, contro il 9,2% di anziani stranieri). Gli adulti rappresentano la componente maggiore dei poveri assistiti: sono il 65,2% del totale (59% tra gli italiani; 68,9% tra gli stranieri). Ma il problema non riguarda solo coloro che tradizionalmente consideriamo poveri”.

“Un’indagine commissionata da Banco Farmaceutico a Doxa Pharma e condotta su un campione rappresentativo di utenti ha rilevato che un individuo su tre è stato costretto a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami. Il 16% ha cumulato tutte le tipologie di rinuncia. Il 23% degli intervistati ha rinunciato almeno qualche volta ad acquistare farmaci. Rinuncia soprattutto chi ha un titolo di studio basso (40,85%), chi ha più figli (42,1%) e chi vive al Sud (50,6%)”.

Si può capire meglio chi sono queste persone?
“Sono casalinghe (40,2%), pensionati (39,8%) e – più di tutti – i lavoratori atipici (51,2%). Chi ha rinunciato a farmaci in 4 casi su 10 ha dovuto ridurre in modo molto consistente anche visite, terapie ed esami. Più ampia (26%) la platea di chi ha rinunciato alme¬no una volta a visite, esami o terapie. Poco meno della metà di questo sot¬togruppo ha dovuto rinunciare tre o più volte alla cura nel corso dell’anno. Anche dentro il perimetro degli utenti coperti dal Servizio Sanitario Nazionale ci sono problemi: più del 10% degli intervistati ha rinunciato a visite ospedaliere o a esami del sangue, non potendosi permettere il ticket”.

Ma il Servizio sanitaria nazionale non copre il bisogno dei farmaci?
“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale copre buona parte delle spese mediche necessarie per curarsi. Ma chi è povero e malato per sopravvivere ha bisogno, ad esempio, di antinfluenzali, analgesici, integratori e tante altre medicine che il Servizio Sanitario Nazionale non passa. Chi è povero, spesso, non può permettersi nemmeno di pagare il ticket. Non ha il medico di base. Oppure, a causa di barriere linguistiche e culturali non accede neanche ai servizi minimi garantiti. Ecco perché, alla fine, può contare esclusivamente sugli enti caritativi”.

E la situazione palermitana come si presenta?
“Posso anticiparne che gli Enti assistiti a Palermo sono ulteriormente aumentati; da 21 siamo passati a 23. Ciò vuol dire che il bisogno di farmaci aumenta anche in questa città”.

E il Banco farmaceutico riesce a coprire il fabbisogno?
“Un dato ormai consolidato è che i farmaci raccolti ogni anno a febbraio bastano per circa sei mesi. Va però detto che quest’anno le farmacie coinvolte passeranno in tutta la provincia da 65 a 71, segnale molto importante della sensibilità mostrata dalla categoria dei farmacisti”.

E come fa il Banco nei sei mesi mancanti?
“Attraverso altre modalità di reperimento. Innanzitutto con le donazioni aziendali. Gran parte delle richieste che gli enti assistenziali ci rivolgono riguardano farmaci con obbligo di prescrizione medica. Per far fronte a questa domanda collaboriamo a livello nazionale con una trentina di aziende farmaceutiche. Nel 2017 abbiamo raccolto circa un milione di farmaci, per un controvalore economico superiore a 8 milioni di euro. C’è, poi, il recupero dei farmaci validi. All’interno delle farmacie che aderiscono all’iniziativa sono posizionati appositi contenitori di raccolta facilmente identificabili in cui ognuno, assistito dal farmacista, può donare i medicinali di cui non ha più bisogno. Cito solo il dato del 2017: sono state raccolte 113.461 confezioni di farmaci, per un controvalore economico pari a 1.612.092 euro”.