“In questi giorni continua a tenere banco la spaccatura creatasi all’interno di Forza Italia all’Ars, il gruppo parlamentare di cui faccio parte. Il problema c’è, ed è innegabile. Ma chi ritiene che esista una connessione sostanziale con l’esito del voto emerso dalle Politiche rischia di prendere un abbaglio, perché la radice di queste frizioni va rintracciata nelle prime settimane di gennaio, quando è emerso in tutta evidenza uno scollamento tra una parte del gruppo e i vertici regionali del partito. Visioni distanti e distinte, esacerbate dall’incapacità di fare sintesi quando i primi focolai erano già esplosi. Ho atteso, osservato, ascoltato senza cadere nella tentazione di impugnare la bandiera di una delle due fazioni. Questa scelta nasce dalla ferma convinzione che in politica, quando emerge una crisi di identificazione attorno ad un progetto, sia necessario azionare, senza indugi, la leva del dialogo”.

A parlare è Luigi Genovese, per i più Genovese Jr essendo figlio di cotanto padre, Francantonio. Parla da politici adulto e consumato, avvezzo alle dialiettiche interne ad un grande partito. Lui, eletto nelle fila di Forza Italia dopo il ìpassaggio’ dell’intera famiglia dal Pd agli azzurri, adesso cerca di accrditarsi all’interno di un partito in lotta.

“Il dialogo, però, è stato il grande assente di questo inizio legislatura all’interno di Forza Italia, perché un auspicabile processo di dialettica “interna” è stato ucciso sul nascere dai personalismi e dall’ostinazione di chi, evidentemente, non aveva orecchie per ascoltare e occhi per vedere ciò che stava accadendo. Quanto al giudizio in chiave regionale sulla performance di Forza Italia alle ultime Politiche, ritengo assai discutibile ogni commento costruito attorno ai concetti di vittoria e di sconfitta: il partito, andando alla sostanza, è riuscito semplicemente a rimanere in piedi nonostante il ciclone di cambiamento esploso nelle urne. Non è una vittoria, non è una sconfitta: chi ha utilizzato toni trionfalistici, pecca di presunzione, o forse di eccesso di difesa della propria posizione dinnanzi all’opinione pubblica e all’elettorato “azzurro”.

Una posizione fuorviante, scollegata dalla realtà, di cui, tendenzialmente, è complice anche chi si è premurato di celebrare i funerali del partito, che è tutto fuorché morto. La verità, invece, è un’altra, e può emergere solo a partire dalla convinzione che ogni crisi possa rivelarsi un’opportunità: il voto e le percentuali di consenso rappresentano solo la certificazione della necessità di aprire un dialogo all’interno del centrodestra, soprattutto nella sua zona moderata. Vanno ridiscusse le logiche stesse del partito, senza assecondare gli istinti, mettendo al centro del discorso il sistema, o meglio il progetto, e non le aspirazioni del singolo. Accogliendo la domanda di cambiamento, innovazione e concretezza che arriva, a chiare lettere, dagli elettori. Per quanto detto, ritengo necessario il tentativo, probabilmente l’ultimo, di ricucire ogni strappo, assecondando, in termini di ascolto attivo e poi di “azione”, le legittime rimostranze dei colleghi di partito che hanno espresso a più riprese un malcontento che, se dovesse rimanere inascoltato, rischierebbe di far naufragare l’azione politica e l’essenza stessa del più grande partito di maggioranza all’Ars”.

Ma Jr si propone da pontiere fra le fazioni ma avverte anche di una possibile nuova diaspora “Se dovesse esserci una netta e immediata inversione di tendenza delle dinamiche e degli equilibri interni al partito, è probabile che vi siano ancora le condizioni per ricomporre la frattura. In caso contrario, è giusto – anzi, doveroso – che ognuno faccia le proprie valutazioni. Senza alcuna preclusione o vincolo di sorta. Del resto, un partito è un insieme di persone che si riconoscono attorno ad una serie di elementi base: idee condivise, identità chiara ed equilibri oggettivi. Quando tutto ciò viene a mancare, bisogna avere la capacità di fermarsi e riavvolgere il nastro. Quel momento, adesso, è arrivato“.

Se genovese sembra pronto a lanciarsi verso altri lidi e nega che ci siano relazioni fra l’esito delle politiche e le dinamiche interne a Forza Italia, la fronda che ha dato il via allo scontro sui giornali che fino ad allora restava solo nelle segreta stanze, intanto, risponde al fuoco di fila di Miccichè e compani strettisi intorno al Presidente dell’Ars “Le reazione scomposte ed irrazionali del neo Presidente della Assemblea Regionale, Gianfranco Miccichè di fronte alla manifestazione di un legittimo e motivato dissenso per la sua fallimentare gestione del Partito le cui conseguenze si racchiudono anche nei recenti risultati elettorali, sono davvero ben poca cosa di fronte alle diverse difese d’ufficio che rendono insufficienti i termini  “ipocrisia e piaggeria”  per descrivere compiutamente la loro faccia tosta, l’assoluta mancanza di pudore e di dignità politica – scrivono Marianna Caronia, Rossana Cannata, Tommaso Calderone e Riccardo Gallo – Come può essere possibile che nel giro di pochi giorni personaggi che non riusciamo neanche ad aggettivare, le cui diverse e molto variegate storie e provenienze sarebbe molto opportuno rispolverare, gente che descriveva impietosamente e pubblicamente la figura di Miccichè prima del suo strabiliante colpo di fortuna, come un povero fallito (questo era l’aggettivo più garbato) e in pieno e irreversibile declino, adesso quegli stessi individui si siano oggi trasformati d’incanto come i suoi maggiori difensori?”

“Non vorremmo però apparire talmente ingenui da non capire le vere ragioni di questa strabiliante metamorfosi – continuano – Ben comprendiamo  infatti che alcuni politici, anche di rilievo, si comportino  come una particolare colonia di formiche malesi che ha il compito di difendere il gruppo da attacchi dei nemici (noi non ci reputiamo ne nemici ne traditori ) e che siano scesi in campo solo apparentemente in difesa del loro leader ma in realtà il loro vero scopo è principalmente quello di  difendere  se stessi, i loro interessi consolidati o da consolidare e per poter  rivendicare alla prima occasione utile una lauta ricompensa per i loro servizi. Ovviamente non intendiamo  affatto generalizzare e preghiamo quanti hanno la coscienza a posto di auto-escludersi da questa categoria di servi sciocchi”.

“Ne Marianna Caronia, Rossana Cannata, Tommaso Calderone e Riccardo Gallo hanno  mai chiesto nulla e nulla vogliono , non abbiamo neanche reclamato quanto ci è stato negato anche se politicamente dovuto;  vogliamo, questo assolutamente si,  un partito completamente rinnovato capace di ritrovare i valori del suo autorevole padre fondatore e con la determinazione e la passione  di farsi interprete attivo nel  suo doveroso  sostegno all’attuazione  del  programma del  Governo  Musumeci  nel difficile compito di far fronte ai tanti bisogni del Popolo Siciliano”.