“Un libro dei sogni, né più né meno. Per realizzarlo ci vorranno 20 anni e una barca stracarica di soldi”. Il M5S torna sulle rete ospedaliera, approvata in commissione Salute all’Ars, grazie ad un vero e proprio blitz del governo che ha preteso la votazione in pochissime ore, senza dare il tempo ai deputati di esaminarla per bene, come un documento di questa complessità ed importanza imponeva.

“Quello che è successo in commissione – afferma il deputato 5stelle Francesco Cappello – è vergognoso, la commissione si è prostrata al governo per occultare le storture del piano e sorvolare sulle mille e una magagna che nasconde. Il governo ci ha messo 24 mesi per formulare una proposta di rete ospedaliera, a fronte di sole 11 ore di tempo concesso ed impiegato da una raccogliticcia, prepotente e polemica maggioranza per dare l’ok finale, nonostante la mancanza del numero legale che avevamo fatto saltare e ricostituito da loro sul filo di lana, richiamando in commissione il deputato Cani”.

Cappello entra poi nel merito di alcuni problemi del piano presentato ieri pomeriggio alla stampa ma che ancora non ha il via libera da Roma.

“È un castello di carta. Approssimativamente dalla lettura della faraonica rete ospedaliera, si può desumere che ci vorranno non meno di 20 anni per rendere operativo ciò che attualmente risulta un manifesto pieno di sogni pressoché irrealizzabili per la mancanza assoluta di risorse economiche, confermata dai tecnici dell’assessore Gucciardi. Da questo momento nulla sarà diverso rispetto a prima, cambierà solo l’insegna di moltissimi presidi ospedalieri che si fregeranno, pur non avendone caratteristiche e strutture, del titolo di Dea di I livello o di Dea di II livello. Ci sono centinaia di strutture da riorganizzare, o creare ex novo, dal costo attualmente non quantificabile e certamente non sostenibile per le magre casse della già disastrata regione Siciliana. Ospedali di fatto chiusi perché convertiti in case per anziani camuffati da Ospedali riuniti, l’ospedale di Noto è il caso più eclatante”.

“Il piano prevede – prosegue Cappello – 5 hub immediatamente attivabili , 3 da attivare e spoke per tutti, ma di fatto solo qualche decina realmente dotati delle strutture necessarie per essere qualificati come tali, gli altri tutti da integrare con servizi ed investimenti, come detto, a lunghissimo tempo. Nel frattempo, totalmente assente risulta per questo governo la programmazione della medicina del territorio, mentre ampie porzioni del territorio siciliano, che si conferma ‘politicamente’ a vocazione metropolitana, verrà lasciato sguarnito anche questa volta di servizi e risposte sanitarie ai cittadini.

Niscemi terra del MUOS e delle 46 antenne, anziché essere qualificato al pari di Augusta come ospedale ad alto rischio ambientale resta al palo della classificazione di ospedale di zona disagiata.

Sui punti nascita, già chiusi, una miserabile rinuncia da parte di questo governo e così popolazioni come quelle delle Petralie, costretti a far partorire le proprie mamme in luoghi lontani e dai tempi di percorrenza impraticabili. Ennesimo schiaffo da parte del ministero della Salute ad una popolazione già martoriata e condannata da scelte politiche scellerate. Questa la pesantissima eredità che il già fallimentare governo Crocetta lascia al prossimo governo della Regione: debiti alle future generazioni e una rete ospedaliera tutta da rifare”.

“Rimane non chiarita – conclude Cappello – la domanda sul perché il MEF abbia consentito al governo regionale una programmazione che non può permettersi economicamente e resta il dubbio che la Sicilia ed i siciliani debbano pagare un pesantissimo dazio per questo scambio dal sapore prevalentemente elettorale”.

“Dea di I livello per tutti – afferma Angela Foti – ma, come nel caso di Acireale e Giarre, mancano i reparti essenziali definiti dal DM 70, quali urologia oncologia e neurologia. Alla richiesta di chiarimenti rispondono di non avere avuto il tempo di scrivere nelle caselle quei tanto agognati fatidici numeri. Non parliamo poi delle coperture economiche. La Salute é una cosa seria”.

“Una rete ospedaliera – commenta Matteo Magiacavallo – che lascia tutti gabbati e contenti. Avevamo chiesto gli Spoke e l’assessore ci ha dato gli Spoke. Peccato che poi, tra tagli a reparti e posti letto, saranno ospedali di base mascherati da Spoke. Una burla che non possiamo accettare”.

Intanto la Regione non riesce neanche a rispettare i parametri minimi di assistenza così come stabilitio con i Lea e perde perfino punti nell’ultima classifica

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