Diffida del Sunia al Comune. Il sindacato degli inquilini chiede lo stop dell’invio dei preavvisi di decadenza per morosità, e delle procedure di esecuzione, agli abitanti degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Da alcuni mesi, registra il Sunia, il Comune sta notificando questi avvisi di decadenza chiedendo il pagamento di canoni per importi superiori, del 20 e del 30 per cento, a quelli del libero mercato. Il Sunia contesta anche la richiesta di canoni di indennità di occupazione, che vengono inviati dopo la risoluzione dei contratti a chi è moroso, determinati in maniera “unilaterale”, con cifre che raggiungono i 600 euro ad appartamento rispetto al limite massimo stabilito dalla normativa di 210.
“Sono importi troppo alti rispetto ai valori di mercato, assolutamente insostenibili per chi ha redditi modesti – dice il segretario del Sunia di Palermo Zaher Darwish – Le illegittime notifiche di questi giorni stanno gettando nel panico centinaia di famiglie prive di reddito che temono di trovarsi nell’arco di pochi giorni prive di abitazione per sé e per i familiari conviventi. Il rischio di perdere la casa è concreto”.
La diffida è stata inviata all’indirizzo del sindaco Leoluca Orlando e al servizio Politiche abitative del Comune. Il Sunia ha chiesto diverse volte di incontrare sia il sindaco che il vicesindaco. “Dopo una lunga serie di richieste, in cui si chiedeva di valutare le istanze caso per caso, per agevolare il graduale ritorno alla normalità degli assegnatari, non siamo mai stati convocati ai tavoli. Per questo abbiamo deciso di intraprendere le vie giudiziarie – spiega l’avvocato Pietro Brancato, che firma l’atto di diffida – L’indennità di occupazione, unilateralmente determinata dal Comune di Palermo, come correttamente rilevato dal Sunia, è assolutamente sproporzionata e non tiene conto di quelle che sono le reali condizioni degli appartamenti, quasi tutti in pessimo stato di conservazione, perché il Comune da anni non si cura della loro manutenzione straordinaria. C’è chi vorrebbero riscattare l’immobile ma vengono chieste cifre elevatissime. Chiediamo di rideterminare gli importi e di analizzare i singoli casi per consentire alla gente di mettersi in regola”.
Secondo il Sunia, l’amministrazione non può applicare nei confronti dei cittadini che abitano le sue case canoni d’affitto superiori agli accordi territoriali sottoscritti dal Comune di Palermo e alla normativa regionale e nazionale.

“L’amministrazione si comporta come una qualsiasi azienda privata che punta a realizzare il massimo guadagno – aggiunge Darwish – Se questi cittadini non sono riusciti ad affrontare i canoni stabiliti, e c’è chi non l’ha fatto per motivi di salute, per la compilazione errata dei moduli, o per dimenticanza, non saranno nemmeno nelle condizioni di pagare il triplo dei costi. Il governo della città, non accogliendo le richiesta del sindacato di permettere il rientro degli assegnatari dal debito attraverso la rateizzazione del dovuto, si rende responsabile di far tornare nell’illegalità decine di famiglie. In questa maniera danneggia fra l’altro anche le casse comunali, che registreranno introiti inferiori”.